Nostalgici del duce, indossatori di croci celtiche, carcerati e odiatori online: i candidati “presentabili” che troverete sulle liste
Ci siamo: è la vigilia delle elezioni regionali e del voto per i comuni sciolti per mafia. Si vota fino alle 15 di lunedì 21 settembre: poi lo scrutinio, prima del referendum, quindi delle regionali e delle comunali.
Nei giorni scorsi il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra aveva presentato gli ormai immancabili – a ogni elezione – “impresentabili“. Nove in Campania, tre in Puglia e uno in Valle d’Aosta. Oltre a chi risulta tecnicamente impresentabile, però, come sempre accade, le liste sono popolate da personaggi e storie di variegato colore. Eccone alcuni:
Campania
La Campania ha le liste più inquinate d’Italia con 13 candidati “impresentabili”, e il “primato” se lo contendono centrosinistra e centrodestra: cinque sono candidati che appoggiano il governatore uscente Vincenzo De Luca, quattro il suo sfidante Stefano Caldoro. I reati da un lato sono riciclaggio, associazione mafiosa, peculato ed estorsione. Dall’altro concussione ma anche lo scambio politico-mafioso.
Tra le candidature – ma non tra i nove nomi snocciolati dalla commissione guidata da Morra – c’è per esempio Marco Nonno, già vicepresidente del consiglio comunale di Napoli ed esponente di Fratelli d’Italia cui nel 2014 era stata inflitta in primo grado una pena di otto anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per gli scontri noti come la “rivolta” di Pianura, quartiere messo a ferro e fuoco quando, nel gennaio del 2008, fu valutato il piano di riaprire la discarica. Già ricandidato nel 2016 nelle liste di Gianni Lettieri, imprenditore, presidente di Atitech che allora correva come sindaco di Napoli, diceva allora di sentirsi tutt’altro che impresentabile perché aveva difeso il suo territorio e raccontava della sua ammirazione per Benito Mussolini, il più grande statista del 900.
Toscana
Se sulle beghe regionali del centrosinistra Nicola Zingaretti tace, il leader dem non manca di andare all’attacco di candidati che “indossano mascherine con scritto Boia chi molla”.
Nella regione per cui il centrosinistra ha, di fatto, più apprensione per il risultato non ci sono impresentabili secondo la commissione di Morra. Ma ci sono certamente personaggi. C’è a Livorno il candidato sindaco leghista, Lorenzo Gasperini. Giovanissimo, oggi 29enne, non si può dire che non si sia già fatto conoscere. Tre anni fa, da consigliere comunale a Cecina, è stato condannato per diffamazione a mezzo stampa (Facebook, nel suo caso), con due mesi di reclusione e il risarcimento per danni morali. Nel corso di una campagna elettorale del 2014 aveva infatti diffamato alcuni operai comunali, pubblicando sul social una foto con quattro di loro vicino a dei pannelli per l’affissione dei manifesti elettorali. L’inefficienza del sistema di lavoro pubblico, scriveva Gasperini, dando così – e per il giudice – dei fannulloni ai quattro lavoratori.
Non solo. «Finalmente ciucciare piselli guadagnandone un riconoscimento istituzionale non sarà più un privilegio di Ministri e Sottosegretari», aveva scritto qualche tempo dopo, sempre su Facebook. Il riferimento era all’allora ministra Maria Elena Boschi – che aveva appena annunciato le unioni civili. «C’è stato sicuramente un grande equivoco, perché “ciucciapiselli” è una battuta toscana», si era poi difeso. «Noi toscani siamo un popolo abbastanza fantasioso e infatti “ciucciapiselli” a Firenze vuol dire “juventino”». Ah.
Veneto
Neppure il Veneto ha impresentabili. Ma opinabili sì: come quel Gabriele Michieletto, già noto alle cronache per avere, nel 2013, usato sempre i social per insultare l’allora ministra Cecile Kyenge. Ha postato la foto di un orango commentata da una didascalia in cui il primate si paragona al ministro per l’integrazione Cecile Kyenge, aggiungendo ‘ma io sono più bella e simpatica’, spiegava allora il consigliere Bruno Pigozzo del Pd.
L’anno scorso se l’è presa con Giuseppe Garibaldi, reo di avere unito l’Italia: «Eliminerei i riferimenti toponomastici al criminale Giuseppe Garibaldi, noto mercenario, bandito, razziatore assurdamente reso eroe da qualche buontempone».
Marche
Andrea Antonini, candidato oggi Responsabile Regionale Enti Locali presso Lega Marche, fece parlare di sé nel 2014 quando ad Ascoli Piceno, assessore alla Cultura, Identità e Pubblica Istruzione presso la Provincia, governata dal centrodestra, venne fotografato con una grossa croce celtica al collo allo stadio Cino e Lillo Del Duca.
Liguria
Tra i candidati in Liguria alla carica di presidente della Regione c’è anche Carlo Carpi, 37 anni, attualmente in carcere dove sta scontando 1 anno e 10 mesi con le accuse di diffamazione, calunnia e stalking contro un magistrato genovese e calunnia contro un avvocato. La sua candidatura, appoggiata dal “Gruppo radicale Adele Faccio” (Graf) di Imperia, è possibile perché sconta una pena inferiore ai due anni: resterà dentro fino a gennaio 2021. Si era costituito lui stesso a luglio dello scorso anno.
Nei giorni scorsi ha inviato dal carcere un messaggio vocale. «Voglio denunciare pubblicamente il permanere di condizioni manifestatamente contrarie alle leggi per impedirmi di svolgere la campagna elettorale come obbligatoriamente e costituzionalmente previsto dalla legge italiana».
Puglia
Qui gli impresentabili (secondo Commissione) sono tre, e come non manca di ricordare Alessandro Di Battista in una recente picconatura che di fatto contribuisce ad acuire le tensioni nella maggioranza, due sono in lista con il candidato del centrosinistra e governatore uscente Michele Emiliano.
Ma, fa notare oggi il Fatto Quotidiano, le liste di aspiranti consiglieri regionali pugliesi a sostegno di tutti e tre i candidati – Raffaele Fitto, Emiliano e il renziano Ivan Scalfarotto – raccontando di cambi di casacca e incroci improbabili. Come il caso di Chiara Montefrancesco, candidata con il centrosinistra e nuora dell’ex ministra di Alleanza Nazionale Adriana Poli Bortone. E poi c’è Patrizio Mazza, oggi candidato con Fitto, ieri vendoliano. E Angelo Di Lena, già leghista, oggi di fede renziana.
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