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Coronavirus, l’infettivologo Ippolito sull’aumento dei contagi: «Ma quale scuola, sono ancora gli effetti del rientro dalle vacanze»

20 Settembre 2020 - 09:35 Fabio Giuffrida
Gli istituti scolastici «sono stati aperti da pochi giorni e neanche in tutte le regioni. Bisognerà aspettare per valutarne gli effetti» ha spiegato il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani e componente del Comitato tecnico scientifico

Il numero dei contagi da Coronavirus continua ad aumentare in tutta Italia (ieri +1.638 con +24 decessi, in lieve calo rispetto al giorno prima quando erano +1907). Non c’è più la Lombardia osservata speciale: ormai la distribuzione del virus è omogenea, su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. Intanto da una parte c’è chi teme per il rientro a scuola, e quindi per i contatti tra studenti, docenti e personale scolastico e indirettamente per i contatti tra genitori, nonni e nipoti. E dall’altra c’è chi sostiene che il vero problema, ancora oggi, siano i rientri dalle vacanze.

Cosa dice il direttore scientifico dello Spallanzani

A parlarne, al Corriere della Sera, è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico: «La scuola? È troppo presto per valutarne l’effetto. È stata aperta da pochi giorni e neanche in tutte le regioni. Bisognerà aspettare per valutarlo».

A preoccupare, ancora oggi, sono i vacanzieri (specialmente quelli tornati da aree a rischio): «Gli spostamenti per attività ludiche e ricreative non sono ancora finiti, anche se molto ridotti. Bisognerà aspettare qualche settimana. Ma questo non significa che – aggiunge l’infettivologo – con la fine delle vacanze e il rientro in città, il rischio automaticamente diminuisca soprattutto se si viene meno all’impegno civico e sociale di mantenere vivo il rispetto delle misure di distanziamento e l’utilizzo scrupoloso delle mascherine evitando assembramenti urbani».

«Serve un patto tra generazioni»

Combattere il virus è possibile «solo con l’applicazione attenta delle misure raccomandate», dal distanziamento sociale all’uso della mascherina. Buone abitudini, in alcuni casi saltate, complice forse l’estate e il clima vacanziero di agosto. Ora, però, non bisogna abbassare la guardia soprattutto alla luce dell’aumento delle infezioni domestiche e dell’età media dei positivi, sostiene il direttore.

Serve «un nuovo patto tra generazioni: i giovani devono essere prudenti a scuola rispettando le regole e mantenere le misure tornando a casa quando non è possibile un adeguato distanziamento». E gli anziani? Loro, invece, «devono proteggersi con l’uso costante delle mascherine e facilitando il rispetto delle misure da parte dei familiari più giovani». Bisogna «uscire dalla logica: tanto qui non succede, noi siamo tutti sani», conclude Ippolito.

Foto in copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI

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