Proiezioni, male i candidati Cinque Stelle. Al Movimento resta solo la bandiera del referendum
I dati non sono ancora definitivi, ma l’esito sembra segnato per il Movimento 5 Stelle, tagliato fuori dal tavolo da gioco sin dalle prime mani della partita. Al Movimento, che ha scelto di correre da solo quasi ovunque ad eccezione della Liguria – dove il candidato della coalizione giallorossa Ferruccio Sansa è apparso da subito in svantaggio rispetto al governatore uscente Giovanni Toti – non resta ora che aggrapparsi al voto del referendum.
«Abbiamo appreso in queste ore delle proiezioni che danno un risultato storico e straordinario» ha commentato il capo politico grillino Vito Crimi parlando alla Camera in riferimento al voto sul referendum costituzionale. «Ad ogni tornata elettorale si parla sempre di canto funebre per il M5S, ma noi siamo ancora qui e abbiamo dimostrato di essere trainanti, il motore del cambiamento»
Il Movimento però non solo resta senza regioni da governare, ma porta a casa ovunque risultati deludenti e ben al di sotto delle aspettative – anche se su questo risultato potrebbe aver influito, nelle regioni nelle quali è possibile, il voto disgiunto a favore dei candidati PD in grado di vincere. Per avere un quadro definitivo, dunque, bisognerà aspettare i risultati di lista.
Tuttavia non sfugge come in Puglia, dove la candidata grillina Antonella Laricchia è data al 10,8, con un distacco di oltre 20 punti dagli sfidanti Michele Emiliano del centrosinistra e Raffaele Fitto del centrodestra, le percentuali siano di molto inferiori ai dati elettorali dei grillini nel passato. Una vera e propria disfatta che è figlia, tra le altre cose, anche della linea dura del no alle alleanze con il PD.
C’è sempre la vittoria del sì al referendum costituzionale per il taglio delle poltrone in Parlamento, bandiera grillina più volte sventolata dal leader Luigi Di Maio in queste settimane, ma è una magra consolazione. Se è vero che i primi exit poll danno il sì come vincitore, infatti, è ugualmente vero che si tratta di una vittoria tutt’altro che plebiscitaria, con un 67,8% contro il 32,2% del no secondo le proiezioni RAI. Un risultato al di sotto delle aspettative, soprattutto considerato che per il sì si sono schierate quasi tutte le forze politiche del Paese.
La battaglia del referendum, insomma, attenua ma non risolve i problemi del M5S, da tempo in difficoltà nel contenere le forze interne che remano in direzioni opposte e rischiano di far traballare l’alleanza di governo con il PD. Lo sa bene Conte, che finora non si è esposto, consapevole di andare incontro a tempi difficili e sfide importanti.
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