Regionali 2020, parla Crisanti: «Fosse stato per Zaia il Veneto avrebbe fatto la fine della Lombardia. Ha vinto perché ci ha ascoltato»
Il Movimento 5 Stelle gioisce per la vittoria nel referendum costituzionale, ma si vede costretto a leccarsi le ferite per i risultati ottenuti durante le elezioni regionali. Una mancata conferma, al contrario di quella ottenuta dai governatori Vincenzo De Luca del Pd e per Luca Zaia della Lega. Un risultato schiacciante per entrambi, ottenuto anche grazie all’emergenza Covid-19? Per il Veneto lo abbiamo chiesto a uno dei principali protagonisti nella lotta contro i virus, il Prof. Andrea Crisanti dell’Università di Padova.
Il risultato in Veneto è stato quello che tutti si aspettavano. Ciò che risulta interessante è il voto ottenuto dalla lista di Zaia: al momento le proiezioni le danno uno schiacciante 47,3% rispetto al 14,9% della Lega, il partito del presidente. Un veneto su tre ha votato Zaia, Lukashenko dovrebbe venire a prendere lezioni…
«Ma no! Io penso che Zaia è stato un grande comunicatore che ha saputo sfruttare a pieno il vantaggio mediatico, giocando la carta del controllo della pandemia in Veneto. Posso dirle una cosa? Io penso che alla fine sulla base dei risultati è anche un successo meritato. Che poi lui abbia cercato di accaparrarsi tutto il merito è normale».
A proposito di merito, lei è conosciuto come il “Signore dei Tamponi”. Quando non esistevano ancora linee guida nazionali lei ha seguito la via del “tampone per tutti” per poi scontrarsi proprio con la Lega nella figura di Domenico Mantoan.
«Guardi, all’inizio è stato così. Dopo Vo’ i risultati parlavano chiaro, Zaia alla fine mi ha ascoltato e ha accettato il piano di sorveglianza attiva che gli ha proposto l’Università di Padova, tra le cose che gli avevo proposto io. Su questo non c’è dubbio, le carte parlano chiaro. Si può dire quello che si vuole ma la verità è che ha avuto la lungimiranza di darci retta ottenendo un grande successo. Questo è stato il suo grande merito, da bravo politico».
Non è andata così da subito, però…
«È vero. Il Veneto era in rotta di collisione con il virus finché non siamo arrivati noi e abbiamo spiegato a Zaia quale era la situazione. Lui ha anche il vantaggio di avere una laurea scientifica e in qualche modo ha capito».
Diciamo che all’inizio c’è stato uno scontro fra politica e scienza, un po’ come quello fra Trump e Fauci?
«Zaia non è Trump. Trump non ha dato retta a Fauci, Zaia invece mi ha dato retta, eccome! Il problema è nato alla fine dell’emergenza, quando ha pensato bene di non aver più bisogno di nessuno e prendendosi il merito della battaglia contro il virus insieme ai suoi più stretti collaboratori».
Facciamo un passo indietro. Quando Mantoan la criticò arrivando a parlare addirittura di danno erariale per la scelta di fare i tamponi per tutti che fece Zaia?
«Stiamo parlando degli inizi, ancora doveva scoppiare tutto. Zaia si era tirato fuori dalla polemica di Mantoan.»
Guardando a questo risultato, la pandemia ha in qualche modo favorito Zaia. Ma è anche vero che sul piano della comunicazione nessuno lo ha contrastato.
«Guardi, a gennaio l’amministrazione leghista del Veneto era in brutte acque. Gli è andata bene perché c’eravamo noi, altrimenti faceva la stessa fine della Lombardia. In Veneto è stato adottato un modello corretto di controllo, e nei primi giorni, il che ha fatto una drammatica differenza. Ricordiamoci che all’inizio Zaia parlava di “pandemia mediatica”, le premesse non erano proprio buone».
Ci sono state delle gaffe, come quella dei topi e i cinesi.
«Zaia ha smesso di fare stupidaggini quando ha iniziato ad interagire con noi. Le aveva sbagliate tutte, all’inizio. Prima che fosse travolto dall’ondata del virus, Zaia ha fatto in tempo a dare retta ai consigli giusti.»
Ne sta raccogliendo i frutti.
«Certo, non aveva bisogno minimamente di aprire questo contenzioso con noi. È impensabile che una cosa scientifica così complessa e articolata la affronti da solo una persona che ha una magistrale in veterinaria, con tutto il rispetto. E’ un bravo politico ma non uno scienziato. Penso che questo sia un premio che lui riscuote per aver ascoltato la scienza al momento giusto».
Un premio sostanzioso, non abbiamo memoria di un risultato così pesante.
«Del resto non era mai successo che un’intera regione fosse salvata dall’epidemia. Penso che questa sia anche una manifestazione di gratitudine dei veneti.»
In questo momento lei si trova a Londra. Non è una zona rischiosa in questo periodo, o sbaglio?
«Abbastanza! Non capisco come facciano ad andare avanti.»
Avrebbero bisogno di un Crisanti a Londra?
«Mi sa di sì, se devo essere proprio modesto [ride]. Direi che avrebbero bisogno piuttosto di un Zaia che ascolti gli scienziati, perché qui di scienziati ce ne stanno tanti e bravi».
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