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L’impronta di Decaro sulla vittoria di Emiliano: il più giovane degli eletti l’ha scelto lui. Ed è anche il più votato in Puglia – L’intervista

22 Settembre 2020 - 21:10 Felice Florio
La nuova generazione del Pd pugliese ha conquistato la maggior parte dei voti delle liste di Emiliano. E il loro «maestro» non è il presidente della Regione, ma il sindaco di Bari. Che ora punta a crescere

Nonostante Michele Emiliano sia stato rieletto presidente della Regione, confermando il suo peso politico dopo dieci anni da sindaco di Bari e cinque da governatore, sono molti i segnali che qualcosa sta cambiando nel centrosinistra pugliese. Si leggono nelle preferenze, con Mario Loizzo e Giovanni Giannini, uomini chiave della passata legislatura e veterani del Pd regionale, fuori dal prossimo Consiglio. Si vedono nelle immagini che hanno accompagnato l’ex magistrato nella parte più difficile della campagna elettorale: mai senza il sindaco di Bari, Antonio Decaro, sui palchi dei comizi e nei banner della propaganda.

È in corso un cambio generazionale che vede i giovani calamitare il consenso sotto il nome di Emiliano. Il loro padrino politico, però, non è il presidente della Regione, ma il sindaco Antonio Decaro. Il primo cittadino, presidente dell’Anci, che proprio da Emiliano è stato introdotto nella politica, quando lo chiamò a ricoprire l’incarico di assessore tecnico, sta coltivando una nuova classe dirigente e allo stesso tempo si prepara a divenire, definitivamente, l’uomo forte del centrosinistra al Sud. Il simbolo di questa strategia è un avvocato di 36 anni, ribattezzato “mister preferenze” dopo il voto del 20 e 21 settembre: Francesco Paolicelli, avvocato di Altamura, il delfino di Decaro.

La vera rivoluzione delle elezioni regionali in Puglia è stata la creazione di una cantera per la futura classe dirigente. Emiliano ha preso sotto di sé Domenico De Santis, vicepresidente nazionale del Pd, classe 1982. Il sindaco di Bari, invece, ha accompagnato Paolicelli in tutti i Comuni per i comizi. Ed è stato proprio Decaro, in un comizio a Conversano, a far capire che il giovane avvocato sarà l’ariete per il futuro politico del sindaco: «Ho fatto il parlamentare, per due volte sono stato sindaco di Bari. Il mio sogno, adesso, è fare il presidente della nostra regione». Nell’attesa che Emiliano esaurisca il suo mandato, “mister preferenze” comincerà a preparare il terreno da governatore per Decaro.

La scelta di spingere Paolicelli, se non altro, ha pagato: abbinato per la doppia preferenza a Lucia Parchitelli – classe 1981, la terza più suffragata nelle file di Emiliano con circa 16mila voti -, ha raccolto ben 23mila preferenze. Un suffragio, che pone l’ormai ex capo di gabinetto del sindaco di Bari in una posizione di assoluta rilevanza nella formazione del governo della Regione. E sottolinea, se non fosse chiaro a tutti, che senza l’appoggio di Decaro, Emiliano si sarebbe trovato a commentare un risultato diverso.

Paolicelli, i giornali locali le hanno affibbiato l’appellativo di “mister preferenze”. Si sente a suo agio ad aver sbaragliato tutti i veterani del Pd pugliese?

«No, e non mi piace il soprannome di “mister preferenze”. Preferisco soffermarmi sul contatto con le persone che ho costruito questi anni. Certo, 23mila sono i voti, ma la cosa più importante è che ho 46mila occhi che mi guardano e mi caricano di responsabilità. Gli elettori del centrosinistra mi hanno dato fiducia e, onestamente, provo anche un po’ di imbarazzo: mi tremano ancora le gambe».

Decaro è il suo padrino politico, deve a lui questa elezione?

«Certo, Decaro è stato un maestro e io sono fiero di essere stato un suo allievo. Ho imparato una cosa fondamentale da lui, l’ascolto delle persone: di tutti, a prescindere dal colore politico».

Quanto c’è di Decaro nella rielezione di Emiliano?

«Decaro non si è risparmiato e ci ha messo sempre la faccia: è stato accanto alla persona che gli ha fatto iniziare la carriera politica. A onor del vero, molte volte è stato Decaro ad appoggiarsi a Emiliano nell’agone politico, questa volta è stato Michele ad appoggiarsi ad Antonio. Per la rielezione del presidente, ha pesato tantissimo la mobilitazione degli amministratori locali della provincia di Bari, presso i quali Decaro ha molto credito. Senza di lui, è inutile nasconderlo, queste elezioni sarebbero finite in una maniera diversa».

Per riferirsi a loro le viene difficile utilizzare i cognomi. Eppure ci sono tanti anni di vita e di esperienza che vi separano.

«Ho fatto la gavetta, quella vera, da giovanissimo. Sono uno dei fondatori del Partito democratico di Altamura. Poi ho fatto un lungo percorso nei Giovani democratici. Montavo i palchi alle Feste dell’unità e organizzavo i comizi, nelle sedi locali, già nel 2007: ho mandato tanti inviti agli stessi Michele e Antonio. Li conosco da quando sono ventenne, ne è passato di tempo».

Si sente il simbolo di un cambio generazionale nel Pd pugliese?

«Sono il più piccolo degli eletti, ma con me ci sono anche Lucia Parchitelli e Domenico De Santis, sempre degli anni ’80. Sì, è in corso un cambio generazionale e per me è importantissimi che ci sia e avvenga in modo graduale, così abbiamo tempo per imparare dai più esperti. Comunque, è dalle ultime amministrative che si è visto uno svecchiamento della classe dirigente, soprattutto, nei consigli comunali delle città pugliesi e nella stessa Bari si è visto anche nei consiglieri comunali delle città pugliesi e della stessa Bari».

Lo stesso Emiliano ha ammesso di aver fatto degli errori nella passata legislatura. Cosa rimprovera all’amministrazione precedente e si impegna a migliorare?

«È inutile negarlo: non è andato tutto bene, altrimenti i sondaggi non sarebbero stati così incerti fino all’ultimo. È mancato un metodo di lavoro e di ascolto di alcune categorie e di alcuni territori. Per esempio gli agricoltori. Ci sono problemi di infrastrutture per le aziende di ortofrutta e bisogna subito intervenire. Poi, si è concluso il piano di riordino nella sanità con non poche difficoltà in alcune zone della regione: adesso bisogna rimettere in moto i presidi sanitari abbandonati e investire nella sanità di prossimità. Ecco, in generale, questa nuova amministrazione regionale deve ritornare a essere un punto di riferimento di tutte le comunità».

Si può dire che sta preparando il terreno per la candidatura di Decaro alla Regione?

«Diciamo che la mia elezione è un primo passo. Anche se, in politica, quattro anni sono un’eternità. Lavoriamo, amministriamo bene, e il resto verrà da sé».

Con i suoi 23mila voti, si aspetta un assessorato?

«È il presidente a dover scegliere. Aspetto di essere proclamato, perché prima voglio imparare a fare il consigliere regionale per bene. E poi mi rimetterò a disposizione del presidente quando deciderà di fare la squadra di governo. Come, d’altronde, sono sempre stato a disposizione di Decaro».

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