Le «stupidaggini» e la scienza a fasi alterne, ecco il punto debole di Luca Zaia dove non deve sbagliare
Luca Zaia ha vinto, ancora una volta, ottenendo una riconferma schiacciante contro tutti, incluso il suo stesso partito. La sua lista, da sola, ha più che doppiato la Lega in Veneto raccogliendo un totale di circa 915 mila voti paragonabili a un 3% del consenso nazionale. Insomma, la sua lista ha ottenuto solo in Veneto pari consenso di un Azione di Calenda o un Italia Viva di Renzi in tutta Italia. E’ legittimo dunque chiedersi cosa potrebbe succedere in futuro se si presentasse per il Parlamento o alla guida del suo partito.
Per ora si tratta soltanto di scenari, ma è su questi che i media stanno cavalcando la sua vittoria, chi per salire sul carro del vincitore e chi per parlare dei pericoli che corre la leadership di Matteo Salvini, uno degli sconfitti di queste elezioni regionali insieme al Movimento 5 Stelle. Come ha detto Andrea Crisanti nell’intervista rilasciata ieri sera a Open, Zaia è stato certamente un bravo politico ma ha fatto anche «stupidaggini» in merito alla gestione dell’emergenza Covid-19.
Zaia ha indossato in alcune occasioni le vesti di un Donald Trump o di un Boris Johnson qualsiasi, seguendo un po’ le logiche di partito sul tema immigrazione e puntando il dito sui cinesi. Lasciando da parte il triste episodio dei «topi mangiati vivi», nei primissimi giorni di febbraio ha chiesto l’isolamento preventivo degli alunni che provenivano dalla Cina. La scelta non sarebbe stata sbagliata, se non fosse che si parlava solo dei cinesi – in particolare i minori – e non di chiunque provenisse dalla Cina. Pensiamo all’esempio dato da qualche bravo cittadino italiano – come il giornalista Cristiano Bernacchi – che provenendo dalla Cina si era posto in autoquarantena a casa.
Il focolaio di Vo’ era già noto, così come lo era il volto del veneto Adriano Trevisan quale prima vittima del nuovo Coronavirus in Italia. Il giorno dopo, il 23 febbraio, Luca Zaia aveva firmato l’ordinanza con la quale venne bloccato anche il Carnevale di Venezia, a soli due giorni dalla fine, e tutte le manifestazioni pubbliche o private. Nonostante tutto, pochi giorni dopo voleva riaprire tutto pretendendo di tornare alla normalità e sostenendo, durante un suo intervento il 3 marzo a Coffee Break a La7, che eravamo sotto una «psicosi a livello internazionale» e una «pandemia mediatica vergognosa».
Un errore alla Matteo Salvini: il leader del suo partito il 27 febbraio aveva pubblicato un video dove pretendeva la riapertura totale per poi rimuoverlo e ammettere l’errore, solo a fine marzo, incalzato da Corrado Formigli durante la trasmissione Piazzapulita.
Crisanti, valutando il voto ora a freddo, non se la prende tanto con Zaia, quanto con le «manipolazioni della realtà» sul tema Covid-19. Una di queste è legata alla dichiarazione «clinicamente il Coronavirus non esiste più» di Zangrillo, direttore di terapia intensiva del San Raffaele di Milano, il cui errore di comunicazione faceva intendere che il Sars-Cov-2 fosse «scomparso». Sue le diverse affermazioni pubbliche che hanno portato ad uno scontro con lo stesso Crisanti.
Non è un caso se a seguito dei contagi da parte di due suoi illustri pazienti, quali Briatore e Berlusconi, a metà settembre Zangrillo ha «cambiato registro» sostenendo che il virus esiste, che ci ha dimostrato di essere molto contagioso e che addirittura «ci prende in giro». Luca Zaia, a inizio giugno, aveva fatto sue le parole di Zangrillo affermando ad Agorà, su Rai3, che «il virus sta scomparendo» rischiando, successivamente, di far abbassare la guardia anche attraverso pessimi esempi come la foto scattata a inizio luglio insieme al governatore Michele Emiliano e Bruno Vespa per un cin cin senza mascherine e senza distanziamento sociale.
Al momento la scienza non ha abbassato la guardia sul Sars-Cov-2 e dobbiamo fare di tutto per evitare una seconda ondata e, soprattutto, un drastico lockdown che nessuno vuole nella maniera più assoluta. Sia chiaro, nessun politico italiano o estero ha gestito perfettamente l’emergenza Covid-19: ricordiamo tutti il caso di Zingaretti e l’aperitivo milanese. Zaia deve buona parte del suo enorme successo alla gestione dell’emergenza, è riuscito a fermarsi al momento giusto ascoltando proprio la scienza. Ora tocca a lui confermare questa sua capacità evitando di sbagliare ancora sottovalutando questo pericoloso avversario.
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