Trump all’Onu torna all’attacco: «La Cina ha infettato il mondo». Negli Usa i morti superano quota 200 mila
Clima da Guerra Fredda alle Nazioni Unite dove Donald Trump ha usato il suo intervento di apertura per attaccare la Cina. Con il numero di decessi per Coronavirus che supera quota 200mila nel Paese, il presidente americano è tornato a inveire contro il “virus cinese”, come ama chiamarlo, giocando con l’idea che dietro all’epidemia globale ci sia un piano occulto per infettare mondo.
L’attacco alla Cina su virus e ambiente
Oggi, durante il suo breve discorso, durato meno dei 15 minuti di cui dispongono tutti i leader che intervengono all’Assemblea delle Nazioni Unite, Trump lo ha ribadito senza tanti giri di parole. «Dobbiamo rendere responsabile la Cina che ha diffuso questo virus nel mondo», ha dichiarato.
E poi ancora: «La Cina ha infettato il mondo». Per mettersi al riparo dalle critiche per la passività del governo americano nei confronti del cambiamento climatico – ricordando l’uscita del Paese dagli accordi di Parigi – Trump ha puntato nuovamente il dito contro Pechino.
«Coloro che attaccano l’America ignorano il crescente inquinamento causato dalla Cina […] Gettano plastica negli Oceani – ha continuato Trump – ed emettono più mercurio tossico di ogni altro Paese». Come era prevedibile non si è fatta attendere la reazione della Cina che, tramite l’ambasciatrice di Pechino all’Onu ha fatto sapere che il Paese governato da Xi Jinping «respinge con forza le accuse senza fondamento».
Ma si tratta soltanto dell’ultimo, più recente scontro tra i due Paesi, il cui rapporto è andato peggiorando durante i mesi del Covid e con la campagna elettorale per le presidenziali americane. Il 23 luglio il governo americano ha fatto chiudere l’ambasciata cinese a Houston, accusando la Cina di furto di proprietà intellettuale e di aver orchestrato un attacco hacker a due laboratori americani che stavano sviluppando un vaccino anti-Covid.
Più recentemente invece, Trump ha messo al bando l’app cinese TikTok e il servizio di messaggistica WeChat, anche se nel secondo caso la decisione di Trump è stata ribaltata dalla giustizia americana.
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