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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «Preoccupano Sardegna e Lazio. I test rapidi? Un’arma in più, ma devono essere a basso costo»

23 Settembre 2020 - 20:22 Fabio Giuffrida
Il ricercatore del Cnr: «In quelle due regioni il virus si sta diffondendo rapidamente». E sul confronto con Francia e Regno Unito: «La differenza sta nel lockdown rigidissimo che abbiamo avuto, ma non possiamo abbassare la guardia»

«A pesare sono soprattutto i contagi tra le mura domestiche con l’età media aumentata a 40 anni. Ad agosto, invece, hanno influito i ragazzi andati in vacanza, soprattutto all’estero». Queste le parole di Giovanni Sebastiani, ricercatore del Cnr, che si occupa di studiare l’applicazione di modelli statistici alla medicina, a Open. I numeri di oggi parlano di +1.640 contagi da Coronavirus in appena 24 ore con 16mila tamponi in più rispetto al giorno prima e 20 vittime.

Sardegna e Lazio «sorvegliati speciali»

Le «terapie intensive crescono in modo lineare al ritmo di sette al giorno». A preoccupare sono soprattutto «Sardegna e Lazio, “sorvegliati speciali” dove il virus si sta diffondendo rapidamente. Qui l’impatto delle terapie intensive è superiore rispetto al dato nazionale. Il picco di marzo, rispetto al valore attuale, a livello nazionale, era 17 volte più grande mentre per il Lazio questo rapporto si riduce a 6 e per la Sardegna a uno e mezzo». Inoltre, «a fronte di 100 ricoverati con sintomi ci sono 11 persone in terapia intensiva. A inizio pandemia, invece, erano 16, sempre per ogni 100 ricoverati. Quindi, solo il 30% in meno. Questo perché abbiamo più strumenti per curare i pazienti e facciamo diagnosi precoci. Ma, attenzione, guai a pensare che possiamo ammalarci di Covid perché tanto verremmo curati in modo risolutivo in ogni caso» ha aggiunto.

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«I test rapidi? Favorevole»

Ma c’è anche il timore che la riapertura delle scuole possa portare a un nuovo rialzo dei contagi: «L’incontro tra nonni e nipoti potrebbe rivelarsi pericoloso, gli anziani dovrebbero sempre indossare la mascherina quando sono vicini ai loro nipoti, anche a casa». E i test rapidi che il ministro Roberto Speranza vorrebbe portare nelle scuole? «Assolutamente favorevole anche se la sensibilità dovesse risultare bassa. Sono comunque un’arma in più. Però dovrebbero essere a basso costo così da poterne fare più di uno ed aumentare la sensibilità. Ovviamente vanno affiancati, oltre al tracciamento, alle mascherine e al distanziamento fisico, anche all’app Immuni, meno “pericolosa” di tante altre applicazioni che scarichiamo quotidianamente, dal punto di vista della privacy».

«Non abbassiamo la guardia»

E infine: «Non dobbiamo abbassare la guardia. Abbiamo numeri inferiori a Francia, Spagna e Regno Unito soprattutto perché abbiamo avuto un lockdown rigidissimo, un allentamento delle misure graduale, fenomeni collettivi limitati e perché abbiamo un buon welfare. In Spagna, ad esempio, il virus corre soprattutto tra i meno abbienti, costretti a vivere ammassati in case molto piccole».

Grafiche di Vincenzo Monaco

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