Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «Preoccupano Sardegna e Lazio. I test rapidi? Un’arma in più, ma devono essere a basso costo»
«A pesare sono soprattutto i contagi tra le mura domestiche con l’età media aumentata a 40 anni. Ad agosto, invece, hanno influito i ragazzi andati in vacanza, soprattutto all’estero». Queste le parole di Giovanni Sebastiani, ricercatore del Cnr, che si occupa di studiare l’applicazione di modelli statistici alla medicina, a Open. I numeri di oggi parlano di +1.640 contagi da Coronavirus in appena 24 ore con 16mila tamponi in più rispetto al giorno prima e 20 vittime.
Sardegna e Lazio «sorvegliati speciali»
Le «terapie intensive crescono in modo lineare al ritmo di sette al giorno». A preoccupare sono soprattutto «Sardegna e Lazio, “sorvegliati speciali” dove il virus si sta diffondendo rapidamente. Qui l’impatto delle terapie intensive è superiore rispetto al dato nazionale. Il picco di marzo, rispetto al valore attuale, a livello nazionale, era 17 volte più grande mentre per il Lazio questo rapporto si riduce a 6 e per la Sardegna a uno e mezzo». Inoltre, «a fronte di 100 ricoverati con sintomi ci sono 11 persone in terapia intensiva. A inizio pandemia, invece, erano 16, sempre per ogni 100 ricoverati. Quindi, solo il 30% in meno. Questo perché abbiamo più strumenti per curare i pazienti e facciamo diagnosi precoci. Ma, attenzione, guai a pensare che possiamo ammalarci di Covid perché tanto verremmo curati in modo risolutivo in ogni caso» ha aggiunto.
«I test rapidi? Favorevole»
Ma c’è anche il timore che la riapertura delle scuole possa portare a un nuovo rialzo dei contagi: «L’incontro tra nonni e nipoti potrebbe rivelarsi pericoloso, gli anziani dovrebbero sempre indossare la mascherina quando sono vicini ai loro nipoti, anche a casa». E i test rapidi che il ministro Roberto Speranza vorrebbe portare nelle scuole? «Assolutamente favorevole anche se la sensibilità dovesse risultare bassa. Sono comunque un’arma in più. Però dovrebbero essere a basso costo così da poterne fare più di uno ed aumentare la sensibilità. Ovviamente vanno affiancati, oltre al tracciamento, alle mascherine e al distanziamento fisico, anche all’app Immuni, meno “pericolosa” di tante altre applicazioni che scarichiamo quotidianamente, dal punto di vista della privacy».
«Non abbassiamo la guardia»
E infine: «Non dobbiamo abbassare la guardia. Abbiamo numeri inferiori a Francia, Spagna e Regno Unito soprattutto perché abbiamo avuto un lockdown rigidissimo, un allentamento delle misure graduale, fenomeni collettivi limitati e perché abbiamo un buon welfare. In Spagna, ad esempio, il virus corre soprattutto tra i meno abbienti, costretti a vivere ammassati in case molto piccole».
Grafiche di Vincenzo Monaco
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