Regionali, Zaia e De Luca rubano voti anche ai partiti avversari, Giani si tiene i suoi. I flussi elettorali secondo l’Istituto Cattaneo
Le elezioni regionali si sono rivelate una sfida durissima e soprattutto un vero e proprio banco di prova per i partiti al governo. Primo fra tutti il M5s, che ne è uscito con le ossa rotte (l’unica gioia è stato il risultato del referendum, la vittoria schiacciante del sì) così come la Lega che non ha sbancato. Bene il Pd. Secondo l’Istituto Cattaneo, infatti, le Regionali del 2020 hanno segnato, nel loro complesso, una ripresa sul piano elettorale del centro-sinistra. Ma come sono stati i flussi elettorali nelle otto città chiamate al voto il 20-21 settembre per le elezioni regionali?
Veneto
In Veneto – dove l’Istituto Cattaneo ha considerato le città di Venezia e Padova – grande exploit di Luca Zaia con percentuali mai raggiunte da un candidato alla presidenza di regione. Il governatore leghista ha preso da tutte le forze politiche: dal 18-21% degli elettori Pd del 2019 al consistente passaggio di voti che arriva direttamente dal M5s, in particolare a Padova. Chi nel 2019 aveva scelto il centro-destra, nel 2020 ha optato per Zaia, ad eccezione dei berlusconiani che si sono rifugiati nell’astensionismo.
Liguria
In Liguria, invece, la forza del presidente uscente Giovanni Toti ha fatto sì che l’alleanza Pd-M5s, unico caso in Italia, non sia riuscita a “sommare” la forza elettorale dei due partiti così da prevalere sull’avversario politico (è stata presa in esame la città di Genova, ndr). Entrambe le forze politiche, infatti, hanno perso una parte dei propri elettori che hanno preferito Toti. Per il M5s, è bene sottolinearlo, l’emorragia è stata più consistente. Il centro-destra, a parte qualche astenuto, invece, si è riversato quasi interamente sul proprio candidato. Nessun “tradimento” dell’ultim’ora.
Toscana
In Toscana (le città analizzate sono Firenze e Livorno) ha pesato il non-voto che ha fatto perdere diversi punti al centro-destra. Ad avere la meglio è stato Eugenio Giani che ha monopolizzato il bacino del centrosinistra del 2019. Chi lo scorso anno aveva scelto M5s si è diviso in due parti: una parte verso Galletti, la candidata grillina, l’altra per Giani. In egual misura.
Puglia
In Puglia – ma l’analisi è limitata solo a Brindisi, che non è tra i comuni più grandi della regione e che mostra un carattere politico particolare visto che Fitto ha prevalso in maniera rilevante – il bacino del Pd del 2019 si è riversato quasi interamente su Michele Emiliano. Stesso discorso per il centro-destra con Fitto. Il bacino del M5s, invece, ha premiato in prevalenza Laricchia.
Campania
In Campania Vincenzo De Luca, icona social e “sceriffo” ai tempi del Covid, è l’omologo – però di sinistra e in un’altra regione – di Luca Zaia in Veneto. Il bacino del centro-sinistra del 2019 si è riversato quasi interamente su De Luca (città di riferimento, in questo caso, sono Napoli e la “sua” Salerno). Tra gli elettori che nel 2019 avevano scelto M5s, De Luca sembra risultare più attrattivo di Valeria Ciarambino.
Anche gli elettori del centro-destra hanno votato De Luca o, al massimo, hanno optato per l’astensionismo. Persino chi nel 2019 aveva scelto la Lega sembra non riconoscersi in Stefano Caldoro, subendo l’attrazione del candidato dell’opposto schieramento.
Chi ha vinto, chi ha perso
Nelle regioni in cui si è andato a votare, a prevalere sul centro-destra è stata l’area di governo. Il Pd si è confermato primo per consensi nelle regioni che sono state chiamate al voto.
Il Pd, dunque, risulta stabile, il calo della Lega ridimensionato mentre continua l’ascesa di Fratelli d’Italia, primo partito al Sud nel centro-destra. Giorgia Meloni gongola.
Crolla il M5s mentre è costante la discesa di lungo termine di Forza Italia, secondo le analisi elaborate da Marco Valbruzzi e Salvatore Vassallo per l’Istituto Cattaneo.
Foto in copertina di Vincenzo Monaco | Analisi di Costanza Tortù, Moreno Mancosu, Marco Valbruzzi, Rinaldo Vignati e Salvatore Vassallo per l’Istituto Cattaneo
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