Autostrade, la trattativa rischia un nuovo stop. Il retroscena nel giorno del Cda di Atlantia: Cassa depositi e prestiti si chiama fuori
Secondo un retroscena del quotidiano La Stampa, Cassa depositi e prestiti, la società controllata dal ministero dell’Economia, starebbe abbandonando la trattativa con Atlantia, la holding controllata dai Benetton, per l’ingresso dello Stato nel capitale di Autostrade. Punto centrale di una lettera di rottura che Cdp avrebbe pronta da inviare al governo, e per conoscenza ad Atlantia e Aspi, sono i danni indiretti legati al crollo del Ponte Morandi, sui quali un accordo sembra ancora lontano.
La fonte del quotidiano torinese ha riferito che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte «è stanco». Il tema in questione è l’uscita del gruppo Atlantia da Autostrade, con la famiglia Benetton che non è disposta ad accettare tutte le condizioni che, invece, chiede Cdp per non abbandonare la trattativa. Dal 14 luglio, giorno in cui la società controllata dal ministero dell’Economia si è fatta carico di gestire l’operazione, i nodi irrisolti sono almeno due.
Irrisolti, e forse irrisolvibili: per questo Cdp avrebbe pronta una lettera ufficiale da spedire al governo e, per conoscenza, ad Aspi e Atlantia, al fine di suggellare l’uscita dall’accordo. La notizia, pubblicata da Paolo Baroni su La Stampa, anticipa uno dei punti di cui si discuterà oggi, 24 settembre, nel cda di Atlantia. Dal governo, si legge nell’articolo, trapela fermezza sull’accordo raggiunto in estate: nessun passo indietro sull’entrata di Cdp nel capitale societario, benché i vertici della società pubblica sarebbero sfiduciati.
I due intoppi
Cdp avrebbe deciso di non procedere con la trattativa senza una manleva per i danni indiretti causati dal crollo del Ponte Morandi. Atlantia ritiene questa opzione, in assenza di un giudizio definitivo della magistratura, inaccettabile. Il secondo ostacolo alla trattativa è il meccanismo di cessione delle quote a Cdp. I Benetton non vogliono procedere con un aumento di capitale riservato, ma realizzare un’operazione trasparente e di mercato, «nel rispetto dei diritti di tutti gli azionisti e stakeholder delle due società – Atlantia e Aspi -, inclusi gli investitori retail e istituzionali, nazionali e internazionali».
Gli investitori esteri di Atlantia hanno già fatto sapere di essere contrari a qualsiasi operazione che non sia di mercato. Per questo, scrive la Stampa, il cda della holding, oggi, dovrebbe formalizzare la decisione di vendere le quote di Autostrade «a valori di mercato – cercando di costituire – una società ad azionariato diffuso, a cui potrebbero partecipare anche tanti azionisti retail».
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