Conte: «Non farò il leader del M5s. Il Mes? Non accetto veti. I decreti sicurezza? Tempi tecnici». E sul Recovery fund annuncia un sito per monitorare i progetti
Di fare il leader del M5s, proprio ora che il Movimento vive una delle fasi più travagliate della sua storia, il premier Giuseppe Conte non ne ha alcuna intenzione. In un’intervista al direttore de La Stampa, Massimo Giannini, il presidente del Consiglio si è sfilato da una possibile corsa per la leadership grillina, visto che «l’impegno di governo è assorbente e richiede la mia massima concentrazione». Nè si sbilancia su cosa farà dopo che sarà finita l’esperienza a Palazzo Chigi, escludendo comunque di avere ambizioni che lo portino fino al Quirinale, come periodicamente riportano i retroscena sui giornali.
Le urgenze dell’oggi per Conte bastano e avanzano, a partire dal piano di aiuti per l’emergenza Coronavirus da mettere in campo con i 129 miliardi del Recovery Fund, passando per una possibile accelerata sui decreti sicurezza, richiesta a gran voce dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, subito dopo le Regionali, e sullo ius culturae, che il caso Suarez ha contribuito a riportare di fortissima attualità.
Nel mezzo c’è poi il rischio sempre incombente di una nuova ondata di contagi, che secondo Conte impone «un atteggiamento prudente per non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora». Il premier esclude ancora una volta l’ipotesi di un nuovo lockdown nazionale, ma «potrebbero esserci, se necessarie, chiusure ben mirate».
Il piano italiano con i fondi europei
Sul Recovery Fund, Conte contesta che l’Italia sia in ritardo nella presentazione dei progetti alla Commissione europea, per quanto Francia e Germania sembrano avere le idee più chiare: «Stiamo rispettando la tabella di marcia dell’Ue», ha detto il premier che annuncia uno sforzo di trasparenza sul piano italiano: «uno strumento per poter monitorare costantemente l’attuazione dei singoli progetti che saranno contenuti nel piano di rilancio».
Per quanto riguarda il Mes, però, Conte non si sbilancia ancora, consapevole che nella maggioranza è ancora forte la resistenza del M5s all’uso del fondo salvasti per quanto dedicato a spese sulla sanità: «Mi sono dichiarato agnostico sul punto. Non accetto veti», dice dopo i ripetuti inviti soprattutto da parte di Pd e Italia Viva a sfruttare quelle risorse. Conte quindi promette di valutare «gli strumenti di finanziamento a disposizione, pubblicamente, coinvolgendo il Parlamento».
La riforma dei Decreti sicurezza
Sulla riforma dei Decreti sicurezza, Conte prende ancora tempo prima di portare il testo condiviso dalla maggioranza in Consiglio dei ministri, dopo che Zingaretti ne aveva chiesto l’approvazione al primo Cdm dopo le Regionali: «Ci ritagliamo il tempo tecnico per farlo esaminare dagli uffici e condividilo nella versione finale». In gioco, dice il premier, ci sono: «la sicurezza e la protezione di tutti, cittadini e migranti», convinto che il testo condiviso finora non cede «a slogan, senza dare credito a semplificazioni binarie del “pro” e “contro” gli immigrati».
Non commenta invece il caso dell’esame «farsa» a Luis Suarez a Perugia, indispensabile al giocatore per ottenere il passaporto italiano in tempi rapidissimi. Una vicenda che riporta nel dibattito pubblico il tema della legge sullo ius culturae, dopo mesi passati in sordina. Conte dice di sperare che riparta il dibattito parlamentare su quali debbano essere: «le condizioni e i percorsi di integrazione più solidi ed efficaci per attribuire lo status di cittadino italiano», senza comunque chiarire quale sia la sua posizione su una legge che istituisca il diritto di cittadinanza agli stranieri che hanno studiato in Italia.
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