Caso Suarez, il rettore tifoso che parlò col dirigente della Juve Cherubini: «Da me solo un consiglio: era un’occasione di pubblicità per l’ateneo»
I tempi erano stretti. C’era bisogno che Luis Suarez diventasse cittadino italiano entro il 6 ottobre per farlo tesserare. Per questo, dai piani alti della Juventus avrebbero chiesto all’Università per stranieri di Perugia di accelerare le pratiche del suo esame. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, sarebbe stato Federico Cherubini, direttore sportivo delle società a chiamare per primo il direttore dell’Università Statale Maurizio Oliviero. Che ora dice di «essere finito nel tritacarne». Oliviero è uno dei testimoni dell’inchiesta attorno al presunto «esame farsa» del calciatore per il B1 (ha parlato anche con Fabio Paratici, altro dirigente della Juventus). Ma il rettore non ci sta a prendersi l’etichetta di mediatore in una truffa: «Ho svolto un ruolo istituzionale – dice in un’intervista al Corriere della Sera– e ho dato consiglio, delle indicazioni, a un conoscente». Oliviero avrebbe fatto da ponte tra il dirigente della società e la rettrice dell’Unviersità per Stranieri Giuliana Grego Bolli.
Tifoso della Juve e amico Cherubini (di origini umbre), non fa il nome del dirigente sportivo («lo dirò ai magistrati») su quella telefonata: «Una persona dello staff della Juventus, un mio amico che conosco da tempo, mi ha chiamato e mi ha detto che lo staff di Suarez si era rivolto al consolato di Barcellona e aveva bisogno di sapere se presso la mia università si può fare l’esame di italiano». «Posso aver detto che poteva essere una bella occasione perché sarebbe stato un modo per fare pubblicità», dice, aggiungendo di non avere immaginato che potesse trattarsi di un tentativo di aggirare le regole. «Sono del tutto estraneo a questa storia», dice. I pm potrebbero convocarlo a breve per avere la sua versione dei fatti.
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