Becciu, la svolta nelle indagini è partita dal suo cerchio magico. I legami con il finanziere Crasso
A inguaiare Angelo Becciu, il cardinale messo alla porta da Papa Francesco, è stato un esponente del suo cerchio magico. Secondo quanto riporta la Repubblica, alla base della svolta nelle indagini c’è infatti la confessione di uno tra i collaboratori più stretti di Becciu: monsignor Mauro Carlino, monsignor Alberto Perlasca, Fabrizio Tirabassi, Vincenzo Mauriello.
Il nome di Becciu, privato da un momento all’altro non solo della carica di prefetto delle Cause dei santi, ma anche dei diritti e delle prerogative connessi col cardinalato, è uscito in relazione all’inchiesta sull’acquisto da parte della Segreteria di Stato del prestigioso immobile in Sloane Avenue, a Londra, con 200 milioni di euro che il cardinale ha sempre negato fossero dell’Obolo di San Pietro. Affaire a cui si somma l’accusa – che Becciu respinge – di aver aiutato dei familiari e di aver destinato fondi alla Caritas di Ozieri.
Investimenti verso fondi speculativi
Stando a la Repubblica, che cita le rivelazioni de L’Espresso, Becciu aveva affidato le chiavi della cassa vaticana a Enrico Crasso, ex di Credit Suisse oggi Ceo di Sogenel Capital Holding, fiduciaria di Lugano. Lo aveva fatto lasciando che investisse i denari della segreteria di Stato verso fondi speculativi. Becciu sostiene di non sapere nulla di quei giri di soldi.
«Crasso non è che io l’ho seguito passo passo: lo incontravo una volta l’anno», ha detto in conferenza stampa. «Chi seguiva le operazioni erano i miei collaboratori. Lui mi diceva: “È stato fatto un investimento per tale opera e tale altra”: ma non è che mi spiegava tutte le ramificazioni delle operazioni. Quindi non saprei, dove Crasso abbia investito».
Secondo fonti finanziarie e documenti che L’Espresso dice di avere visionato, la segreteria di Stato s’è servita per anni di fondi di investimento con sedi in Lussemburgo, in Asia o a Malta. Crasso, che di Becciu è amico di lunga data, ha dichiarato la propria estraneità a ogni illecito, sostenendo che quei soldi non li gestiva da solo «se non in piccolissima parte» e dicendo di non avere mai «indirizzato investimenti in paradisi fiscali o in paesi offshore». La sede del Fondo Centurion, guidato da Crasso e spesso menzionato nelle cedole di investimento della segreteria di Stato, è a Malta.
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