Coronavirus, un test rapido come quello di gravidanza? Cosa sappiamo della proposta americana
Tra tutti i test diagnostici noti per rilevare la positività al nuovo Coronavirus, l’antigenico – ponderati i vari pro e contro – è uno di quelli che potrebbero riservare più sorprese in futuro, per lo meno nella produzione diffusa di riscontri preliminari, a cui dovranno sempre seguire accertamenti tramite il test RT-PCR. Data la sua praticità e il basso costo, negli Stati Uniti si sta pensando di renderlo disponibile come coi test di gravidanza, permettendo alle persone di farselo in casa.
I suoi risultati infatti non necessitano una analisi di laboratorio e avvengono in tempi piuttosto brevi. I falsi negativi sarebbero sempre dietro l’angolo, rispetto al tampone standard relativamente più sicuro, ma rappresenterebbe un buon metodo economico e pratico, per instradare con più efficacia le successive verifiche molecolari. Cerchiamo di rendere più chiaro il perché ripassando alcuni concetti.
Differenze tra test molecolare e antigenico
Se la PCR può rivelare la presenza del genoma di SARS-CoV2 dal materiale contenuto nei tamponi, quello antigenico è in grado di imprimere traccia del suo antigene (la glicoproteina Spike). Il test molecolare RT-PCR si esegue a seguito di un tampone, per esempio orofaringeo. Potendo individuare la presenza dello specifico RNA di SARS-CoV2 è piuttosto difficile che dia falsi negativi. Ma la presenza del genoma non significa automaticamente che il virus sia ancora attivo. La conseguente possibilità di falsi positivi porta a ripetere i test dilazionati nel tempo.
Il test tampone per la PCR non dà quindi risposta immediata, richiede una analisi di laboratorio. Anche se tale operazione generalmente non dura più di un paio d’ore, occorre conteggiare anche il periodo tra il tampone e l’analisi vera e propria, così i tempi vanno generalmente dalle 24 alle 72 ore, a seconda di come è organizzato il trasporto e la conservazione dei tamponi.
Il test rapido antigenico si esegue mettendo il tampone nasale a contatto con una superficie dove sono depositati appositi anticorpi, i quali si legheranno con le glicoprotenine Spike (S). Dal momento che in diversi pazienti, si è visto che il nuovo Coronavirus prolifera soprattutto nei tessuti polmonari, mentre non se ne trovava traccia nelle vie respiratorie, è possibile ottenere dei falsi negativi.
Le potenziali opportunità dei test rapidi in casa
Una spinta notevole sul fronte dei test rapidi fatti in casa viene dagli Stati Uniti, dove la FDA (Food and Drug Administration) ha dato il via libera dal 29 luglio 2020 allo sviluppo di test diagnostici che producessero esiti fuori dai laboratori. Amy McDermott l’ha definito in un articolo divulgativo per PNAS(Organo dell’Accademia americana delle scienze), un «potenziale punto di svolta».
I giochi cambierebbero effettivamente, sotto diversi aspetti. «Un test a casa ampiamente disponibile, rapido e accurato potrebbe ridurre drasticamente la trasmissione del virus nella comunità e aiutare a identificare i punti caldi emergenti», spiega McDermott. Al momento diverse aziende americane sono in attesa di ottenere i permessi dalla FDA, inizialmente per usi d’emergenza.
L’oggetto, acquistabile in farmacia, formato da strisce contenenti gli anticorpi, avrebbe l’aspetto e le dimensioni di un pacchetto di gomme. L’idea è che uno strumento del genere possa essere distribuito a costi contenuti e con la possibilità di effettuare quotidianamente dei test, consentendo alle persone, in caso di esito positivo, di mettersi subito in auto-quarantena, in attesa di ulteriori accertamenti col test molecolare. Sarebbe sicuramente un’arma in più soprattutto a livello di comunità, al fine di ridurre le possibilità del virus di trasmettersi.
Un’altra opportunità è quella di fornire ai ricercatori dati importanti a livello di popolazione sull’andamento della pandemia, e del manifestarsi di nuovi focolai. Un materiale prezioso soprattutto nella produzione di studi epidemiologici, ovvero basati sull’analisi di informazioni raccolte in maniera indiretta.
Funzionerebbe anche in Italia? Per noi, come per gli americani, il problema nel passare dalla teoria alla pratica, sarebbe quello di continuare a non scoraggiare tutta una serie di comportamenti utili, come il distanziamento sociale e l’uso di mascherine. Dall’altro lato è invece indispensabile un sistema sanitario che sappia coordinare il monitoraggio dei positivi, in tempi e modi sostenibili per tutti. Da questo punto di vista, l’utilizzo di altri strumenti come la app Immuni assumerebbero ulteriore importanza.
Il test rapido della Abbott
Un altro problema è il tempo richiesto per produrre gli anticorpi necessari a fungere da esca per gli antigeni, al fine di poter avviare una produzione in larga scala a basso costo, senza pregiudicare la qualità dei test. Al momento la Abbott è riuscita il 26 agosto a far registrare dalla FDA il suo BinaxNOW, un test rapido antigenico a cui si abbina anche una apposita App di monitoraggio, denominata NAVICA.
Il costo è di appena cinque dollari e produce gli esiti in 15 minuti, permettendo di aggiornare tramite App una apposita «carta di imbarco digitale», che permette l’accesso in tutti i luoghi pubblici che adotteranno appositi strumenti per scansionarla, un po’ come avviene all’imbarco in aeroporto. Al momento però ne è consentito l’uso solo da parte di tecnici specializzati, su personale medico, paramedico, farmacisti e altri operatori sanitari a rischio. Sarà utilizzabile solo dopo prescrizione medica, dopo aver riscontrato sintomi sospetti nell’arco di una settimana.
Il test rapido della Abbott è stato sottoposto a trial clinici in 19 Università, tra cui la University of Rochester Medical Center (URMC), che in un recente articolo riporta esiti incoraggianti:
«I risultati dei test in tutti i 19 siti hanno indicato che il test ha diagnosticato correttamente un’infezione da coronavirus il 97,1% delle volte (sensibilità del 97,1%) e restituisce correttamente un risultato negativo del test il 98,5% delle volte (specificità del 98,5%) […] Un vantaggio del test dell’antigene è che non richiede apparecchiature sofisticate, tecnici qualificati o tempi di elaborazione più lunghi».
Al di là dei facili entusiasmi – spesso disattesi durante questa pandemia – non ci resta che attendere gli eventuali sviluppi di questa somministrazione preliminare del test negli Stati Uniti. Un conto infatti è sperimentare un prodotto in situazioni controllate, un altro è vedere come funziona nella vita reale, su soggetti che sono maggiormente esposti al virus durante il lavoro, come abbiamo visto analizzando le fasi di sperimentazione dei vaccini e dei farmaci anti-Covid-19.
Foto di copertina: ANSA/MATTEO CORNER | Tamponi test rapidi anticovid-19 obbligatori ai passeggeri del volo Alitalia Linate-Fiumicino delle 17 all’aereoporto di LInate, Milano, 23 settembre 2020.
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