La vignetta «Io vuole imparare italiano bene» è razzista? No! Non va cancellata o modificata, ma insegnata!
Nella scuola elementare di Tarcento, in provincia di Udine, ero il bambino venuto da lontano. Non parlavo ancora la lingua italiana, ma la comprendevo essendo abituato fin da piccolissimo ad ascoltarla in casa da mia madre e dai miei nonni. Adoravo Topolino, che mio nonno si faceva spedire regolarmente in Venezuela, e ricordo ancora il giorno in cui compresi una frase dei tre gemellini che conoscevo con i nomi Hugo, Paco y Luis (Qui, Quo e Qua) che recitava così: «Avanti, ragazzi!».
Due semplici parole che per me significavano molto, fu la prima frase in italiano che dissi ai miei compagni di classe invitandoli a giocare con me nel cortile della scuola. Peccato che non avevano compreso il mio invito, così come purtroppo ricordo ancora la loro reazione verso colui che non sapeva ancora parlare bene la lingua italiana.
In questi giorni si è parlato molto del libro Le avventure di Leo e della vignetta a pagina 4 dove un bambino nero esprime il suo desiderio per l’anno scolastico: «Quest’anno io vuole imparare italiano bene». Una vignetta che è stata etichettata come razzista, ma se osserviamo bene il libro non si potrebbe dire che le autrici lo siano. In molti si sono arrabbiati e indignati, tanto che la Casa Editrice Gruppo Editoriale Raffaello ha deciso di correggere la pagina segnalata e di inviare a tutti i docenti interessati un file in formato Pdf stampabile per sostituirla. Un grosso errore.
L’attenzione è stata rivolta solo ed esclusivamente a quella vignetta, ma se sfogliamo il libro per intero notiamo tutta la narrativa del «razzismo» viene completamente ribaltata. A partire da pagina 40 inizia il capitolo «Chi sono, chi siamo» dove una bambina vuole acquistare lo zainetto di Spiderman, ma può una bambina indossarlo? Perché no? Poi si arriva a pagina 46 dove è presente un intero elenco di frasi inclusive che iniziano con «va bene se…»:
- «va bene se… hai il naso lungo»;
- «va bene se… vieni da lontano»;
- «va bene se… hai le ruote»;
- «va bene se… hai gli occhiali»;
- «va bene se… sei magro»;
- «va bene se… sei tondo e morbido».
Il tutto accompagnato dal disegno di un bambino nero, di un bambino in sedia a rotelle, per poi arrivare a un gruppetto formato da un bimbo con i capelli color carota, una bambina orientale, un bambino con gli occhiali e una bambina piccola e tonda con accanto il seguente testo:
Va bene essere diversi. Ognuno è speciale, importante, unico, e tu lo sei. Sai perché? Semplicemente perché tu sei tu e vai bene così.
Non finisce qui, sfogliando pagina 50 troviamo il capitolo intitolato «Cittadinanza» dove leggiamo la storia di Emmanuel, un «amico con la pelle scura venuto da tanto lontano». I suoi nuovi compagni di classe si erano messi a ridere siccome nel presentarsi aveva sbagliato tutte le parole in italiano, mettendolo in imbarazzo, ma per fortuna interviene la maestra che li rimprovera con il seguente insegnamento: «Provate voi ad andare in un Paese dove tutti parlano un’altra lingua!».
Questa non è finzione, è la pura realtà! Quel bambino nero che nella vignetta dice «Quest’anno io vuole imparare italiano bene» è uno dei tanti piccoli provenienti dall’estero che giunti nel nostro Paese cercano di interagire con gli altri bambini della loro età senza essere discriminati. Lo scopo del libro è quello di affrontare la realtà dei fatti con l’empatia, con l’educazione, cercando di contrastare quell’atteggiamento tipico del bullismo.
Invece di rimuovere quella vignetta dovremmo parlare con coloro che si sono indignati e spiegare loro che si tratta di una situazione assolutamente normale che va compresa e affrontata insieme a tutte le sue sfumature o problematiche connesse. Il razzismo esiste e va affrontato, ma è bene sapere che individuarlo laddove non è presente fornisce una sponda a favore di coloro che sono effettivamente razzisti: la utilizzeranno per difendersi, accusando gli altri di esserne ossessionati nonostante si trovino di fronte a un vero caso di razzismo.
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