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Referendum in Svizzera, «no» alla proposta anti-immigrazione della destra: frontiere aperte ai cittadini dell’Ue

27 Settembre 2020 - 13:41 Felice Florio
L’iniziativa, cosiddetta «per la limitazione», era stata promossa dall’Unione democratica di centro, partito della destra sovranista elvetica

Uno contro tutti: l’Unione democratica di centro, Udc, contro tutti gli altri partiti svizzeri e il governo. E alla fine, il blocco compatto delle altre forze politiche ce l’ha fatta a convincere i cittadini a votare «no» al referendum che avrebbe abolito la libertà di circolazione tra la Svizzera e l’Unione europea. L’iniziativa «per la limitazione» dell’immigrazione, promossa dall’Udc (partito della destra sovranista elvetica), puntava a sciogliere l’accordo del 1999 siglato con le istituzioni europee.

Il risultato delle prime proiezioni, che con il procedere dello scrutinio sembrerebbero confermate, è in linea con i sondaggi della vigilia: nonostante l’Udc sia il primo partito del Paese, il 63% dei cittadini si era detto contrario alla proposta di chiudere le frontiere. L’iniziativa, hanno ripetuto fonti del governo, «mette a repentaglio la stabilità delle relazioni con il principale partner della Svizzera, minacciando così i posti di lavoro e la prosperità in un periodo già caratterizzato da grande incertezza sul piano economico».

La Svizzera non è uno Stato membro dell’Unione, ma continuerà a consentire la libera circolazione dei cittadini europei. Sempre oggi, domenica 27 settembre, gli elvetici si sono pronunciati su altri quattro temi di interesse federale: aerei da combattimento, congedo paternità, deduzioni per i figli, attività venatoria.

Ticino in controtendenza

Il cantone Ticino è l’unico ad aver registrato un risultato in controtendenza rispetto a quello emerso a livello nazionale. Tra gli elettori ticinesi è infatti prevalso il «sì» all’immigrazione limitata, con il 53,1% di voti a favore e 46,9% contrari. Il canton Ticino è collocato a sud del Paese e confinante con l’Italia con la quale da anni si ripropone periodicamente la polemica relativa ai lavoratori frontalieri che varcano i confini della Svizzera e vi circolano per ragioni di lavoro, non essendovi residenti, per via del migliore trattamento economico.

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