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Caso Tridico, Di Maio prende le distanze ma fu il suo ministero a fissare l’aumento di stipendio. Il documento che imbarazza il governo

27 Settembre 2020 - 06:56 Sergio Colombo
In una nota del 12 giugno 2019, inviata per conoscenza anche al premier Conte, figuravano le cifre da elargire al Cda dell’ente previdenziale. Inclusi i 150mila euro al presidente

Ora che la notizia dell’aumento retroattivo dello stipendio di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, ha sollevato il polverone politico, è subito scattata la corsa a dissociarsi da quella decisione, formalizzata il 7 agosto scorso ma venuta a galla soltanto ieri. Persino Luigi Di Maio, ex capo politico del Movimento 5 stelle e tra i primi sponsor di Tridico, prende le distanze: «Chiederò chiarimenti nelle prossime ore». Eppure, la decisione di portare il compenso del presidente dell’Inps a 150 mila euro, con effetto retroattivo, è stata presa in seno al governo di cui – con Matteo Salvini – era azionista di maggioranza, nonché vice ministro e, soprattutto, ministro del Lavoro.

Spetta infatti al ministro del Lavoro, come stabilisce la legge istitutiva di Reddito di cittadinanza e Quota 100, fissare con decreto le retribuzioni dei dirigenti di Inps e Inail. Ma non è tutto. Come riferisce la Repubblica, una nota dell’allora capogabinetto di Di Maio, Vito Cozzoli, dimostra il ruolo attivo del dicastero allora guidato dal pentastellato. Nella nota, datata 12 giugno 2019 e indirizzata alla Direzione generale per le politiche previdenziali dello stesso ministero del Lavoro, figuravano le cifre da elargire al Consiglio di amministrazione dell’Inps: 150 mila euro al presidente, 100 mila euro al vicepresidente e 23 mila euro ai tre consiglieri dei due consigli di amministrazione ancora da nominare.

La nota – inviata per conoscenza anche al premier Giuseppe Conte, al ministro del Tesoro Giovanni Tria e al Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta – chiedeva una «valutazione definitiva di congruenza degli importi» ai fini «della predisposizione del decreto del ministero del Lavoro» che doveva ratificare le cifre. Decreto che non fu mai firmato, a causa della prematura crisi del governo gialloverde. Intervenne poi successivamente la nuova ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, con il decreto interministeriale del 7 agosto, a fissare gli aumenti per i dirigenti di Inps e Inail. L’unica modifica fu al compenso del vice presidente (40 mila euro più 60 mila se ha deleghe). Il compenso per il presidente dell’Inps rimase fermo ai 150mila euro stabiliti nella nota del giugno 2019.

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