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Federico Lobuono, il 20enne candidato sindaco di Roma: «Adesso tocca ai giovani. Così possiamo risollevare la Capitale» – L’intervista

28 Settembre 2020 - 08:54 Felice Florio
L’ex pupillo di Renzi archivia il passato in Italia Viva. Parla delle sue proposte per la città. E tende la mano a Fridays for Future e agli altri movimenti giovanili: «Facciamo squadra»

I partiti tradizionali per ora temporeggiano sulle elezioni comunali di Roma 2021. Solo Virginia Raggi, del Movimento 5 stelle, ha già manifestato, durante l’estate, la volontà di ricandidarsi al Campidoglio. Ma nel silenzio della politica dei palazzi capitolini, a fine agosto, un nuovo progetto stava prendendo vita nelle camerette e negli uffici chiesti in prestito ai genitori: un gruppo di trenta ragazzi, tutti under 25, dopo aver cercato, senza successo, un partito che li rappresentasse, ha deciso di creare la propria lista civica per guadagnarsi uno spazio nella politica cittadina.

E Raggi non è più da sola nella corsa: dietro di lei, Federico Lobuono, 20 anni, insegue la poltrona da sindaco. Giovanissimo, ma basta cercare su Google per scovare dettagli interessanti sul suo passato politico: a 16 anni è entrato nel Partito democratico, affascinato dalla “rottamazione” messa in atto da Matteo Renzi per svecchiare il partito. Poi, l’ha seguito in Italia Viva, parlando dal palco della Leopolda e sostenendo la nuova entità politica con la community di giovani attivisti da lui fondata, Pischelli in cammino. E adesso, nella sfida per il Campidoglio, potrebbe essere Lobuono a rottamare il rottamatore.

La candidatura del 20enne, studente di Comunicazione a La Sapienza, ha agitato i gruppi whatsapp dei membri di Italia Viva. Sui social anche i big del partito hanno preso le distanze dall’iniziativa. Il capo della comunicazione di Italia Viva, Alessio De Giorgi, in una foto su Facebook insieme al deputato Luciano Nobili, ha scritto: «A Roma, per le elezioni comunali 2021, la partita sarà dura, ma va fatta fino in fondo e senza improvvisazioni perché questa città ha bisogno di competenze, serietà ed esperienza». Il riferimento a Lobuono è esplicito. Il giovane candidato, nonostante il polverone, continua a spingere la sua lista autonoma: «La tessera di Italia Viva è scaduta», dice nell’intervista a Open, la prima da candidato sindaco.

Lobuono, sui social ti stanno attaccando facendo leva sull’inesperienza. Vista l’età, non è un’argomentazione campata per aria. Avete già pensato a una prima proposta, concreta, per Roma o la gente dovrebbe seguirti perché, semplicemente, sei giovane?

«Non una, più proposte: abbiamo messo giù una lista di dieci priorità per Roma e stiamo per lanciare una piattaforma per la realizzazione di un programma partecipato. Obiettivamente, riconosciamo di aver avuto tanta visibilità e adesso ci tocca dimostrare di meritarci questo consenso. Per questo motivo, assieme alla pubblicazione di ogni proposta, ci saranno i volti e i nomi degli stakeholder di fama conclamata che ci stanno affiancando nella realizzazione delle proposte».

Va bene, però qual è una vostra proposta concreta?

«Proponiamo di “trasformare” gli autisti e gli operatori di stazione in pubblici ufficiali, attribuendogli maggiori competenze e responsabilità, come la facoltà di controllare i biglietti. Funziona così in Europa, nelle altre città italiane e anche nella nostra stessa regione, sui mezzi Cotral. Basterebbe copiare questa buona pratica, già prevista dal contratto, a Roma. Fino ad ora non è stato possibile per la mancanza di una chiara e decisa volontà politica. Si tratta di una proposta a costo zero che avrebbe ricadute positive enormi nella lotta all’evasione. È la normalità ovunque: si sale solo dalla porta anteriore, si mostra il titolo di viaggio e si oblitera».

Come fanno dei ragazzi under 25 ad avere un budget per finanziare una campagna elettorale in tutta Roma? C’è qualcuno dietro di voi?

«Tutti i ragazzi dello staff, al momento composto da una trentina di persone, sono studenti ma anche lavoratori: qualcuno di loro sta dando una mano economica alla causa. A parte questo, avvieremo dall’8 ottobre un crowdfunding in cui chiunque potrà donare qualcosa. Organizzeremo degli eventi di fund raising. In ogni caso, il nostro intero budget sarà infinitamente più piccolo rispetto a quelli dei partiti tradizionali. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di raccogliere 100mila euro per arrivare alle elezioni di inizio giugno».

Quindi non c’è nessun finanziatore privato dietro a questa iniziativa?

«Magari ci fosse. Una persona su Facebook ha sostenuto che fossi parente di un ricco imprenditore barese, ma questa è la macchina delle fake news che si attiva ogni volta che qualcuno prova a lanciare qualcosa di nuovo».

Per comporre una lista per un Comune con più di un milione di abitanti, servono dai 32 e 48 candidati. E anche mille firme a sostegno della lista. Pensate davvero di riuscirci?

«Oltre me, per il momento ci sono già 3 candidati che parleranno alla conferenza stampa del primo ottobre. Sono un ragazzo, Nicolò Baudo, e due ragazze, Angelica Bawalsah e Francesca Cazan: andiamo oltre la Quote rosa perché pensiamo che le donne, oggi, debbano avere più spazio degli uomini per recuperare il gap con il passato. Siamo certi che arriveremo al numero minimo di candidati visto l’interesse che La giovane Roma ha generato: penso che riusciremo anche a candidarci in alcuni Municipi. Per quanto riguarda le firme, parliamoci chiaramente, non lo vedo come chissà quale ostacolo. Qui ci comporteremo come faceva una volta il Pd: andremo nelle piazze, nei mercati, casa per casa, e convinceremo i romani della bontà del nostro progetto».

Tornando allo staff del progetto de La giovane Roma, trenta è un bel numero di volontari, considerando che avete iniziato solo un mese fa a lavorarci. Siete, però, ancora pochi per sperare di competere con partiti ben più organizzati di voi.

«Siamo trenta ragazzi e sono quelli che ci hanno creduto dal primo giorno. Abbiamo voluto creare l’effetto sorpresa, nessuno sapeva che stava nascendo questa lista. Conseguentemente, anche lo staff iniziale era particolarmente selezionato. Adesso che, però, la nascita de La giovane Roma è di pubblico dominio, abbiamo aperto un form online per presentare la candidatura ed entrare a far parte del team. Nel giro di 24 ore, sono arrivate 130 candidature per entrare nello staff e 15 proposte di candidatura al Consiglio comunale».

Proprio nessuno sapeva del tuo progetto? Nemmeno il tuo padrino politico, Matteo Renzi?

«No. Gli ho mandato un messaggio il giorno dell’annuncio, ha visualizzato e non ha risposto».

Avrà interpretato questa tua iniziativa come uno schiaffo a Italia Viva.

«Io non rinnego il passato. Quella che è stata la mia storia è cosa nota ed è grazie a Matteo che mi sono avvicinato alla politica. Nell’ultimo periodo, però, non ho sempre condiviso le decisioni prese da Italia Viva. Non mi interessa fare polemica, ma questo è un progetto che riguarda Roma: un progetto che aggreghi i giovani di Volt, di Fridays for Future, dei Giovani europeisti verdi, dei movimenti giovanili più disparati. Ma era una cosa che non si poteva fare in Italia Viva: i partiti hanno strutture troppo pesanti. Non è possibile aggregare gruppi civici differenti quando grava sul proprio nome il portato ideologico di un partito tradizionale».

Strapperai la tessera di Italia Viva?

«È già scaduta».

Ma cosa sta succedendo ai giovani del partito di Renzi? Anche alcuni Millennials, associazione di ragazzi che, da sempre, segue il senatore di Scandicci, hanno abbandonato il gruppo.

«Non so cosa stia accadendo perché nell’ultimo periodo mi sono dedicato agli studi e a questo progetto. Trovo che in Italia Viva, così come all’epoca succedeva nel Partito democratico, siano confluiti tanti sottufficiali che temono la qualità e mettono i bastoni tra le ruote a chiunque provi a farsi notare. Il problema non è Renzi, ma la paura di una parte della classe dirigente di essere surclassata dalle nuove generazioni. E ci sono nomi molto noti tra loro».

Tipo?

«Sono questioni che devono risolvere tra loro. Se vogliono partecipare al progetto de La giovane Roma, comunque, noi siamo sempre disposti al dialogo con chiunque all’interno dell’arco costituzionale».

Se arrivassero le avance di qualche partito, le accetterete?

«Se ti dicessi che sono già arrivate?».

Da parte di chi?

«Non posso fare nomi. Figure note di vari partiti all’interno del parlamento ci hanno contattati. Vanno dal centrodestra moderato al centrosinistra. Uno di questi è il presidente di una Commissione alla Camera. Tornando alla domanda precedente, siamo per il dialogo, per fare rete. Ma il nostro piano non è confluire in un grande partito. Vorremmo piuttosto che altre realtà fatte di ragazzi e ragazze come noi abbraccino il nostro progetto e inizino a correre insieme».

Oltre alla tua esperienza politica, si è parlato di te quando sei stato ospite di Non è l’Arena. All’epoca avevi detto che il tuo sogno era diventare un giornalista e togliere il posto al conduttore Giletti. Resta ancora quello l’obiettivo o questa è la svolta definitiva verso la carriera politica?

«I prossimi cinque anni mi vedranno impegnati per Roma. Giletti può stare tranquillo. Tra l’altro, sabato ci siamo sentiti e ci siamo scambiati, a vicenda, un in bocca al lupo. Piuttosto, i giornali parlano di un suo ipotetico salto in politica. In tal caso lo seguirei con molto interesse e se si candidasse a sindaco di Torino, avrebbe sicuramente il mio personale appoggio. Lo stimo molto».

Quando sarà la prima assemblea de La giovane Roma?

«A metà ottobre: vorremmo che prendessero parte Volt, Giovani europeisti verdi e tutte le realtà civiche territoriali, a trazione giovanile, che si impegnano per il bene di Roma. Vorremmo fare un fronte unito dei giovani per restituire alla Capitale un’idea di domani. E lo dobbiamo fare adesso, perché solo lavorando nel presente si può costruire il futuro che desideriamo».

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