La scalata ad occhi chiusi di Giona. Quando i limiti non fanno paura
Quando si arrampica, Giona sente la roccia sotto le dita. A volte dura, a volte levigata, tocca l’anima della montagna, scegliendo ogni volta il posto più giusto dove poter poggiare mani e gambe senza dare troppo fastidio. Quando si arrampica, Giona riesce ad ascoltare la voce del vento. Più sale e più la sente sul viso, più si fa forza e più le sembra di andare veloce fino su in cima. Quando si arrampica, Giona vede la luce del cielo cambiare, è quella del tramonto, il momento che preferisce. «Prima più chiara, poi più scura, come i momenti di vita che attraverso e in cui mi riconosco».
Non si tira indietro Giona quando le cose lassù si fanno difficili. Saranno i suoi 23 anni, sarà la voglia di dimostrare a se stessa che può farcela, sarà che si aggrappa alla roccia come si aggrappa alla vita. E puntualmente sorride quando sente tra le mani gli anelli della corda che la tengono legata in sicurezza, «vogliono dire l’arrivo, la cima che tante volte mi è sembrata impossibile». La sensazione di sentire il suo corpo mentre sale non la cambierebbe per niente al mondo. Quel corpo che a volte non ama come dovrebbe ma che la sorregge da tanto tempo, fin da quando, ancora bambina, con gli alpini di Oltre le vette, ha deciso che andare “oltre” non sarebbe stato solo uno sport ma lo scopo di una vita intera.
«Oltre» anche la sordocecità
«Ma non potresti fare qualcosa di diverso, di meno pericoloso, di meno impegnativo?». L’eco delle voci attorno ha cominciato a farsi meno forte per Giona col passare del tempo. «Faccio quello che mi fa stare bene» ripete agli altri e a se stessa. Si sente piccola di fronte alla montagna Giona, ma per chi la guarda spesso è una gigante. Una gigante che la sordocecità di cui è affetta dalla nascita non è riuscita a fermare. Un fardello pesante ma che riesce a rendere più leggero, ogni volta che arriva in cima e le sembra di potere tutto, anche di volare.
Giona Haxhiraj è una giovane donna di origini albanesi, vive con la sua famiglia a Riva del Garda, in provincia di Trento e da subito ha conosciuto i lati più estremi dell’esistenza. La durezza di un destino non scelto e la bellezza di riuscire a reagire. Racconta i suoi primi passi verso un mondo che non riusciva a vedere né a sentire: difficile capire chi si può essere davvero, quando all’età di dieci anni ci si sforza di percepire la realtà proprio come fanno gli altri, ma con più fatica.
Il filo d’oro che l’ha salvata
Difficile aprirsi ad un mondo non sempre amico, «che ti guarda attraverso gli occhi dei tuoi problemi fisici». Una sensazione che Giona non dimentica ma che è riuscita a vincere quando ha conosciuto il filo d’oro che l’ha salvata. «Mi sono sentita presa in braccio e accompagnata davvero per la prima volta», racconta ricordando il momento in cui, scoprendo la realtà della Lega del Filo d’Oro, ha finalmente cominciato a vivere da persona. «Ho capito che potevo essere guardata come essere umano e non come semplice incubatrice di problemi». Da quel momento ha realizzato che poteva essere Giona, in tutti i suoi sensi, quegli stessi che, anche se in parte differenti dagli altri, era disposta a mettere in gioco per vivere a pieno i suoi anni.
«Era il 2008 quando ho conosciuto la “Lega”, ero una bambina spaurita, non sentivo, non usavo neanche il bastone bianco, chiusa in me stessa vivevo una realtà difficile”. Più di dieci anni sono passati da quel momento e ora la forza di una 23 enne piena di vita è diventata luce per tante persone. Membro del Comitato delle Persone Sordocieche, cerca di raccogliere le esigenze di tutti quelli che vivono la sua stessa condizione. Li può ascoltare Giona, non solo attraverso l’impianto cocleare, «la piccola radiolina sulla testa» che le permette di sentire voci e suoni, ma «con il cuore».
La forza delle parole
L’altro, inteso come prossimo, è diventato per Giona il più efficace punto di forza, soprattutto nei momenti in cui credere in se stessa risulta più difficile del solito. È in quel momento che Giona si confida e scrive sul suo blog, convinta che la condivisione sia «la salvezza per molti, in primis per me». Non ha scelto a caso il nome un anno fa, su La forza delle parole Giona si sfoga e scrive come fosse un fiume in piena. Parla di sé, dei momenti di gioia ma anche quelli di profonda solitudine, per scoprire che davvero sola non è mai. Quell’articolo dal titolo Amare la vita parla di cambi di prospettiva, di un modo diverso con cui guardare e percepire il mondo. «I momenti di sconforto ci sono», ammette scrivendo, ma i commenti di chi la legge sanno di vita condivisa e di coraggio dato a vicenda.
Pianoforte e università, senza paura
È in continua sfida con se stessa Giona, si arrampica, scrive, si confessa e quando ha bisogno di più poesia del solito, si siede e suona al pianoforte. La musica è l’altra sua grande passione, ed è curioso come la canzone che ascolta di più si intitoli proprio Il Filo. Una musica folk/ blues che la coinvolge e la riporta al nome della Onlus che in parte le ha cambiato la vita. “Oltrepasso il confine del tempo, non so con quali occhi vedrò”, la sua frase preferita nel testo della canzone recita così, e la proietta verso un futuro che spera di vivere superando continuamente i confini.
E per ora di confini Giona ne ha oltrepassati tanti: tra tutte le cose che riempiono le sue giornate c’è anche l’università. Studia Scienze del Servizio Sociale a Trento, perché «la mia vita l’ho sempre immaginata con gli altri». Scrivere, comunicare, condividere è quello che più desidera per un domani vissuto al servizio degli altri. «La diversità non mi spaventa», dice sorridendo, curiosa di sapere di più sulle storie che le vivono attorno, sui contesti sociali e sulle realtà che condizionano la vita di ogni essere umano.
Le montagne già scalate e quelle da salire ancora
Entrare nella squadra nazionale di paraclimbing è uno degli obiettivi futuri di Giona. Li chiama obiettivi e non sogni, con l’idea concreta di entrare a far parte al più presto del team di arrampicata agonistica. «Gareggiare, sviluppare il senso agonistico dello sport che faccio è la mia prossima montagna da scalare» racconta, tenendosi stretto l’entusiasmo di chi è in continua sfida con se stesso. Se dovesse decidere quali sono le vette più alte raggiunte finora, Giona sceglierebbe senz’altro quella di esser riuscita a comunicare con gli altri. Senza dimenticare i pochi passi che ormai la separano dalla laurea. Ma l’ambizione più grande è ancora una volta proiettata verso il futuro. «Portare la mia esperienza, il mio sapere di vita alle altre persone, essere di incoraggiamento, motore di cambiamento. Questa è la mia più grande ambizione».
- Testo: Giada Giorgi
- Grafiche: Vincenzo Monaco
- Producer: Francesca Simili