Regno Unito, il governo censura l’anti-capitalismo dai libri di scuola: posizioni estremiste come il razzismo
Qualcosa non torna nel Regno Unito. Il governo di Boris Johnson, lo stesso premier che nei giorni scorsi >aveva attribuito l’aumento nei casi di Coronavirus nel Regno Unito all’amore dei suoi concittadini per la libertà, ha deciso di vietare l’utilizzo nelle scuole di materiale proveniente da gruppi «anti-capitalisti», guadagnandosi accuse di censura e di maccartismo. Dopo il tentativo – in parte fallito – dell’ex ministro dell’Istruzione Micheal Gove di riscrivere il curriculum di storia in chiave patriottica, adesso – a pochi mesi dall’inizio ufficiale della Brexit – il governo sembra intenzionato a proteggersi anche dai “nemici” interni e da ideologie ostili.
Per il governo l’anticapitalismo è un’ideologia estrema, come il razzismo
Non a caso le linee guida ministeriali definiscono ogni espressione del pensiero “anti-capitalista” una «ideologia estremista», mettendolo sullo stesso piano dell’antisemitismo. Non vuol dire che sarà vietato lo studio degli scritti di Karl Marx o di Mikhail Bakunin, ma che il governo non vuole che nelle scuole si utilizzi materiale prodotto da gruppi marxisti.
«Questo è il caso anche se il materiale in sé non è estremo, in quanto il suo utilizzo potrebbe implicare l’approvazione o il supporto dell’organizzazione», recitano le linee guida. Per «posizione estrema» il governo intende anche l’uso di un linguaggio razzista e l’avallo di attività illegali. Insomma, un gruppo come Extinction Rebellion, movimento ambientalista nato a Londra che propone appunto di rivedere fondamentalmente l’organizzazione dell’economia, verrebbe così messo sullo stesso piano di un movimento che predica il suprematismo bianco.
La sinistra insorge, ma il Paese è distratto dal Covid
Il giornalista di sinistra, icona dei millienials laburisti, Owen Jones, ha accusato il governo di maccartismo, mentre John McDonnell, figura di spicco del partito, ha parlato di «deriva verso un autoritarismo conservatore estremo», aggiungendo che «dovrebbe preoccupare chiunque creda che la democrazia richieda libertà di parola e una popolazione istruita».
Anche l’ex ministro delle finanze greco, Yannis Varoufakis, si è scomodato per dire la sua. Le linee guida del governo britannico mostrano, secondo Varoufakis, «quanto sia facile perdere un paese, scivolare di nascosto nel totalitarismo». Difficile non leggere in queste parole una critica alla Brexit targata Johnson, che a inizio mese ha deciso di violare l’accordo siglato con l’Ue – e quindi il diritto internazionale. Ma, a distrarre il Paese è il Covid che, nell’ultima settimana ha rifilato l’ennesimo colpo al sistema educativo: con casi di positività in 40 atenei la ripresa degli studi universitari è seriamente a rischio.
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