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Dibattito Usa 2020, Trump non condanna i suprematisti bianchi. Il messaggio rivolto ai Proud Boys (che festeggiano): «Attendete». Ecco chi sono

30 Settembre 2020 - 07:22 Cristin Cappelletti
Alla domanda del moderatore di prendere posizione il presidente americano ha glissato spostando l’attenzione sulla violenza delle organizzazioni di sinistra

L’ha detto chiaro e tondo il conduttore del The Daily Show, il comico Trevor Noah: «La performance di stasera di Chris Wallace è un ottimo promemoria che i maestri d’asilo sono sottopagati». Il primo dibattito presidenziale tra Donald Trump e Joe Biden dall’Ohio è stato caotico, dispersivo e confusionario. I veri sconfitti sono i cittadini americani. Ma tra gli scambi di offese e insulti, c’è una cosa che non è passata inosservata: l’ennesimo endorsement di Trump ai suprematisti bianchi.

Chi sono i Proud Boys

Durante la sessione del dibattito sul Black Lives Matter, e le proteste scoppiate nel Paese dopo la morte di George Floyd, il moderatore Chris Wallace ha chiesto a Trump se fosse disponibile a condannare i suprematisti bianchi e i gruppi armati e a dirgli di farsi da parte. Trump ha risposto: «Ragazzi orgogliosi, fate un passo indietro e state in attesa. Ma ti dico questo: qualche giorno si dovrà fare qualcosa per gli Antifa e la sinistra». Il messaggio è chiaro. Il riferimento di Trump è ai Proud Boys (Ragazzi orgogliosi) un gruppo di suprematisti bianchi che il presidente aveva già elogiato durante gli scontri a Portland a fine agosto. Ora il loro logo è stato modificato in «Stand back, stand by», ovvero «Fate un passo indietro e state in attesa».

Creato nel 2016 da Gavin McInnes, tra i fondatori del magazine Vice, nel 2018 il gruppo era stato inserito dall’Fbi nella lista delle organizzazioni estremisti con legami con suprematisti bianchi. L’idea di McInnes era quella di aprire uno spazio per “maschilisti occidentali”, contro la correttezza politica e il senso di colpa dei bianchi. Per il fondatore di Vice la violenza contro gli opponenti politici era giustificata. McInnes non ha mai nascosto di essere contro l’immigrazione e islamofobico. In diverse occasioni ha denigrato le altre culture: «Abbiamo portato strade e infrastrutture in India e le usano ancora come bagni».

Visioni e messaggi che hanno attirato l’interesse dei suprematisti bianchi. Nel 2018, dopo che sette dei suoi membri erano stati accusati di aver preso parte a una rissa di strada a New York, McInnes ha lasciato il gruppo, ma con rammarico: «La vedo ancora come la più grande fratellanza al mondo». Da allora, i Proud Boys hanno sfruttato gli scontri tra la polizia e i manifestanti del Black Lives Matter in tutto il Paese per inserirsi nei disordini. La loro presenza è stata alimentata anche dalle affermazioni di Trump che negli scorsi mesi ha ritenuto gli antifa responsabile del caos nelle città governate dai democratici. Nel 2018 i Proud Boys e McInnes erano stati banditi anche da Facebook che ha aveva spiegato la decisione citando la sua «politica contro le organizzazioni che incitano all’odio».

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