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Crisanti: «Se i contagi aumentano, perdiamo il controllo. Il governo? Non mi ha ascoltato: i test rapidi non bastano»

03 Ottobre 2020 - 08:57 Giovanni Ruggiero
Il professore di Microbiologia dell’Università di Padova aveva proposto almeno 300 mila tamponi al giorno per monitorare i contagi. Un piano che ad oggi sembra ignorato dal governo, che ha preferito introdurre i test rapidi per tracciare i casi nelle scuole. Un metodo insufficiente secondo Crisanti

Per quanto i dati dei contagi di Coronavirus tendano a preoccupare man mano che salgono le cifre con il passare dei giorni, non è il momento di allarmarsi, secondo Andrea Crisanti. Non ancora almeno, finché almeno i livelli mantengono questo andamento intorno ai 2.500 casi al giorno: «Spero continui così per settimane», ha detto in un’intervista al Fatto quotidiano il direttore di Microbiologia a Padova. Se però la situazione dovesse peggiorare: «rischiamo di non controllarla più».

I segnali delle ultime ore non sono rassicuranti, soprattutto al Centro e al Sud, dove i contagi stanno registrando nuove crescite come già accaduto nella prima ondata al Nord. In Campania e nel Lazio gli ospedali tornano a riempirsi, complice di un’attenzione nel limitare i contatti tra le persone più basso rispetto a Regioni, come al Nord, dove: «il virus ha lasciato tracce emotive profonde» e quindi secondo Crisanti: «la popolazione oggi ha un’attenzione molto maggiore».

E mentre si attende di capire che effetto ha avuto il ritorno a scuola in presenza, non si può certo negare a Crisanti di aver messo in guardia il governo a tempo debito. Quando cioè aveva proposto il suo piano per il monitoraggio che prevedeva almeno 300 mila tamponi al giorno, coinvolgendo più laboratori possibile.

Quella proposta però sembra caduta nel vuoto: «Evidentemente hanno deciso di fare diversamente». Ad oggi siamo a circa 100 mila tamponi quotidiani, con l’introduzione dei test rapidi per monitorare le scuole: «Sono importanti, ma da soli non ci consentono di bloccare la trasmissione – avverte Crisanti – Perché nei contatti dei positivi troviamo spesso piccole quantità di virus che il test rapido non vede».

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