Multe fino a 3 mila euro per chi non indossa la mascherina. Il nuovo Dpcm frena le Regioni dopo il caos discoteche: dai governatori solo regole più rigide
Tornano alcune regole più rigide nel prossimo Dpcm che il governo dovrebbe varare mercoledì 7 ottobre, ma provando a imbrigliare le Regioni, per evitare i momenti di caos dei mesi passati dell’emergenza Coronavirus, come è già successo con la riapertura delle discoteche in ordine sparso. L’obiettivo emerso dalla riunione di ieri sera tra i capidelegazione della maggioranza è di permettere alle singole regioni di decidere quali regole adottare per fronteggiare la pandemia, purché siano più restrittive rispetto alle regole nazionali.
Mascherine obbligatorie
Oggi il nuovo Dpcm arriva al Consiglio dei ministri, per essere poi illustrato domani 6 ottobre in Parlamento dal ministro Roberto Speranza. Quindi il varo del provvedimento mercoledì 7 ottobre, con le nuove norme che entreranno in vigore da giovedì. Prima su tutte l’obbligo nazionale di indossare la mascherina all’aperto, oltre che al chiuso come già accade. Secondo quanto anticipa la Stampa, il governo prevede multe da 400 a 3 mila euro per chi non dovesse indossare la mascherina. Multe che potranno essere elevate anche dai militari, già impegnati per il Viminale con il progetto Strade sicure.
No al coprifuoco
Non dovrebbero subire variazioni invece le quote finora consentite per eventi al chiuso e all’aperto. Al chiuso oggi è consentita la partecipazione di massimo 200 persone, sempre che siano distanziate e con le dovute protezioni. Per gli eventi all’aperto la quota sale a 1.000 e così dovrebbe restare invariato. Possibili delle limitazioni ulteriori per le feste private, considerando che il divieto di assembramento disposto dal Viminale non decade, così come il divieto di ballare nei locali, come ricorda il Corriere della Sera.
Invariate anche la quota di capienza per i mezzi pubblici, fissata all’80%. Resta in bilico invece la decisione su un’eventuale chiusura anticipata dei locali alle 22, massimo alle 23. Con il settore della ristorazione già in grossa difficoltà dopo la prima fase della pandemia, il provvedimento rischierebbe di colpire ancora più duramente ristoranti e pub. Sul tema sarà determinante il parere del Cts.
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