Coronavirus, i numeri in chiaro. L’immunologa Viola: «Dati preoccupanti ma dobbiamo evitare il lockdown»
I numeri dell’epidemia di Coronavirus in Italia non accennano a scendere. Anzi. Secondo il bollettino della Protezione civile diramato oggi, 7 ottobre, salgono a 3.678 i nuovi casi, dopo i 2.677 registrati ieri. Sono 31 le nuove vittime, ieri erano 28. Sono poi 337 i pazienti all’interno delle terapie intensive. Dati poco incoraggianti, come spiega l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola.
Dottoressa Viola, qual è lo scenario in corso?
«La curva dei contagi continua a essere in salita. L’aumento dei nuovi positivi è graduale, ed è chiaro che il virus ha aumentato la circolazione. Lo si vede dal numero dei contagi e dal rapporto tra nuovi positivi e il numero dei tamponi. Quello che stiamo vivendo è anche un aumento lento ma inesorabile delle terapie intensive e dei decessi. Questa è senza dubbio una fase di ripresa della pandemia. Non so ancora di preciso se si possa parlare di una seconda ondata».
Secondo molti esperti, il dato più allarmante è quello legato alle terapie intensive.
«Certo, il numero di pazienti ricoverati in quel reparto sono senza dubbio la fotografia più nitida che ci viene restituita sullo stato delle cose. Non esiste ancora un modello preciso per poter prevedere di quanto salirà quel numero, anche perché sono tantissimi i fattori che possono determinare variazioni sul tema».
Quindi che fare per evitare il peggio?
«Bisogna intervenire ora, cercando di rendere la curva dei contagi piatta, non in continua salita. Non possiamo inseguire il virus, dobbiamo giocare d’anticipo. Bisogna capire cosa possiamo fare tenendo conto della situazione economica».
Lei che farebbe?
«Prima di tutto limiterei la capienza sui trasporti pubblici, che considero uno dei grossi problemi. Non si può stare a scuola osservando rigide regole sul distanziamento per poi essere ammassati sui bus e nelle metro. Bisogna aumentare le corse, assumere autisti. E vero che con l’apertura delle scuole i contagi sono aumentati, ma non è la scuola il vero problema. Il problema è quello che c’è intorno alla scuola».
Poi?
«Poi darei un limite al numero di persone che possono andare a una festa o sedere a una tavolata. Tavoli al massimo da 6, non di più. Cercherei di dare un incentivo ai ristoratori per migliorare gli impianti dell’aria. Questa volta dobbiamo investire senza chiudere. Questa è una fase in cui bisogna agire».
Niente lockdown?
«Un nuovo lockdown non sarebbe tollerabile. Se non investiamo, andremo incontro a una crisi importante a Natale».
Pensa sia sufficiente l’attività di tracciamento?
«Non ancora: credo sia necessario spingersi un po’ oltre, dando il via ai test diagnostici rapidi, è l’unica strada. Non è questione di sostituire il tampone ma di affiancarlo con un nuovo strumento».
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