Le informazioni sul Covid-19 durante la pandemia? Il report: per gli under 29 tanta Tv e più fiducia online, meno negli amici su Facebook
L’irruzione della pandemia di Coronavirus nella quotidianità degli italiani ha inevitabilmente portato a un maggior interesse nell’informarsi almeno per una persona su due. Ma a segnare un’attenzione maggiore sono stati i più giovani nella fascia 18-29 anni, che più di altri hanno fatto ricorso all’informazione online. Il dato emerge dallo studio dell’osservatorio News-Italia dell’Ifg di Urbino che presenta anche quest’anno i risultati della ricerca su Come si informano gli italiani al Festival del giornalismo culturale con un focus sull’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto nella ricerca di informazioni.
I dati raccolti a giugno su un campione rappresentativo di 1.003 maggiorenni, conferma quanto la pandemia abbia segnato le abitudini nel modo di informarsi, cambiando per certi aspetti il rapporto di fiducia con i mezzi di informazione. Se da un lato la pandemia ha portato a informarsi più di prima le fasce di popolazione meno scolarizzate, che si sono affidate più a tv, radio e quotidiani, dall’altro i più giovani e con un titolo di studio più avanzato hanno preferito informarsi online. E non necessariamente da testate giornalistiche, bensì dalle fonti istituzionali.
Come cambia la dieta mediatica
Durante la pandemia domina la dieta mediatica degli italiani la tv nazionale (in lieve calo dell’1% in un anno), in particolare le reti All news che sono cresciute nelle preferenze degli intervistati del 6% rispetto al 2019. Sale dell’8% il notiziario tv locale, cala inesorabilmente la radio del 7%, considerando anche i minori spostamenti in auto per effetto del lockdown. Sempre meno italiani fanno ricorso ai giornali cartacei per informarsi (-6%), preferendo le testate online in netta crescita. E mentre cala il dato sugli amici sui social come fonte da cui trarre informazioni (-3%), fa un salto del 12% quello sui siti web specializzati e quelli delle tv che trasmettono in streaming.
Direttamente alla fonte
«In una situazione di crisi e di incertezza complessiva – riportano i ricercatori coordinati dalla professoressa Lella Mazzoli – gli italiani si sono sfidati maggiormente alle fonti informative che hanno ritenuto essere depositarie di un’informazione più attendibile e affidabile». L’utilità delle informazioni è più riconosciuta per le testate giornalistiche, con il 75% che ha scelto i notiziari tv per informarsi sul Coronavirus e il 56% ha scelto i siti online. Ma la tendenza più marcata è quella di far riferimento alle fonti ufficiali.
E così per esempio il rituale dei primi mesi della pandemia con il bollettino della Protezione civile in diretta video ha portato l’ente guidato da Angelo Borrelli al primo posto tra le fonti più utilizzate. Al secondo posto c’è poi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con le dirette in streaming soprattutto in occasione di nuovi Dpcm rilanciate anche dai media tradizionali, particolarmente seguito dagli under 29. Terzo posto per le organizzazioni sanitarie pubbliche, dall’Iss alle varie Asl, quasi sempre dotate di propri profili social che aggiornano i dati sulla pandemia per il territorio di propria competenza. Fuori dal podio le testate giornalistiche, con il quarto posto per quelle nazionali e solo settimo per quelle locali, scelte per lo più dai laureati.
Soddisfazione e fiducia
Sulla qualità delle informazioni in ambito scientifico ricevute durante i mesi passati di pandemia c’è una sostanziale soddisfazione, soprattutto per quanto riguarda temi come la «modalità di prevenzione», considerate positivamente dal’81%, i dati sull’andamento epidemiologico (66%) e le scoperte sull’evoluzione del virus (66%). Più bassa invece la soddisfazione quando i temi si fanno divisivi, come ad esempio le «modalità di cura» per chi si ammala di Covid-19 (57%) e sull’avanzamento degli studi sui vaccini (53%). Tema quest’ultimo che vede invece i più giovani più soddisfatti degli altri.
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