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«Servono più tamponi», ma le code per i test si allungano. Speranza e Ricciardi: «Le Regioni avevano i soldi per le assunzioni, ma hanno dormito»

08 Ottobre 2020 - 08:25 Giovanni Ruggiero
Sia il ministro che il suo consigliere oggi dicono all’unisono che serve ampliare la capacità di testing in tutte le Regioni. Ma proprio i governatori che hanno avuto «importanti risorse nei mesi scorsi» secondo loro sono i colpevoli di un sistema ancora poco capace di tracciare il virus

Basterebbero le immagini delle code infinte fuori dai drive in degli ospedali per fare i tamponi sul Coronavirus o le sempre più numerose storie di chi aspetta tempi infiniti per riuscire a fare un test in attesa che la Asl arrivi a casa per capire quanto si stia aggravando l’emergenza sul tracciamento dei casi. E ora che sta arrivando la stagione influenzale, l’urgenza di fare test per far chiarezza sui sintomi facilmente confondibili si fa sempre più forte.

Non c’è altro modo che: «aumentare la capacità diagnostica e quindi il testing», dice il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi a Il Messaggero. Gli fa eco lo stesso ministro Roberto Speranza sulla Stampa: «Siamo sulla lama di un rasoio. Se non rinforziamo l’attività di testing con uomini e tamponi, se non attrezziamo i servizi sanitari in vista dell’influenza siamo nei guai».

Eppure da tempo il direttore di Microbiologia di Padova, Andrea Crisanti, ripete fino allo sfinimento che serve aumentare la portata dei tamponi, che è necessario farne almeno 300 se non 400 mila ogni giorno per sapere dove si stanno sviluppando i contagi e dove quindi intervenire rapidamente e con precisione.

Crisanti aveva anche proposto il suo piano al governo quando ancora i casi giornalieri in Italia erano lontani dagli oltre 3 mila registrati ieri dalla Protezione civile. Quelle sue idee però non trovano riscontri nell’attività attuale da parte delle autorità sanitarie, che non vanno oltre 130 mila tamponi al giorno.

Le Regioni in ritardo

I colpevoli di tutta questa inefficienza non sono altri che i presidenti delle Regioni, secondo Speranza e Ricciardi. Per il ministro anzi: «Molte Regioni si sono addormentate e si è fatto poco o nulla» per attrezzare gli ospedali, a cominciare da percorsi differenziati tra malati di Covid-19 e tutti gli altri. E ora: «Con i ricoveri per influenza negli ospedali si rischia il caos».

Per Ricciardi serve l’aiuto di tutti, anche dei laboratori privati per ampliare la capacità di fare esami, visto che le Regioni per anni hanno hanno impoverito la sanità a botte di tagli: «La medicina del territorio è messa male», dice ricordando i tanti operatori dei servizi di igiene e prevenzione che: «non sono stati rimpiazzati».

I soldi necessari per attrezzare il sistema sanitario delle Regioni da parte del governo sarebbero anche partiti nei mesi scorsi, rivendica Ricciardi: «Questo significa assunzioni, stabilizzazioni, contrattualizzazioni». Non basterebbe comunque a evitare il coinvolgimento dei privati, ma almeno sarebbe un passo avanti. E invece le code per fare i tamponi si allungano: «I fondi sono stati stanziati – incalza Ricciardi – È una questione di incapacità. Tanto è vero che alcune regioni, come Emilia-Romagna e Veneto si sono attrezzate».

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