Cipro, la Repubblica turca al voto: ecco perché il risultato ha un peso geopolitico importante
Sarà un voto geopolitico quello di oggi, 11 ottobre, nella Repubblica di Cipro del Nord. Il risultato delle elezioni è particolarmente atteso sull’Isola, poiché potrebbe avere un peso importante sui negoziati per la riunificazione. Ma è guardato con attenzione anche tra i Paesi dell’est del Mediterraneo, impegnati nella cosiddetta “guerra delle trivelle”, e che potrebbero assistere a un ulteriore rafforzamento della Turchia nell’area. La Repubblica – non riconosciuta dalla comunità internazionale, ma solo da Ankara – dovrà eleggere il suo nuovo presidente: la sfida è tra il moderato Mustafa Akinci (uscente), favorevole alla riunificazione con la Repubblica di Cipro greco-cipriota, e il nazionalista Ersin Tatar, appoggiato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che mira alla soluzione dei due Stati.
La città fantasma e le tensioni prima del voto
Proprio la Turchia – che è l’unico Paese a riconoscere il voto – ha partecipato alla riapertura del quartiere fantasma di Famagosta, Varosia, e della sua leggendaria spiaggia. Quella di Varosia (Maras in turco) è una zona particolarmente delicata nei rapporti tra le due parti, nonché simbolo geografico di una crisi rimasta irrisolta per decenni: l’annuncio della riapertura è stato fatto in persona sia da Erdogan che da Tatar, coscienti entrambi della portata provocatoria del gesto.
L’area – all’epoca estremamente cosmopolita – fu abbandonata nel 1974 dai residenti greco-ciprioti nei giorni dell’occupazione turca del Nord dell’Isola, seguita al tentativo di golpe dei nazionalisti greci. I greco-ciprioti furono costretti alla fuga e Varosia venne recintata. Da quell’anno, la spiaggia deserta e le case abbandonate rappresentano il fallimento di tutti i tentativi di pacificazione tra le parti messi in atto nell’Isola. La sua riapertura viene intesa oggi come un tentativo di Ankara di interferire direttamente negli affari interni: la mossa è stata condannata dalla Repubblica di Cipro (la parte Sud), dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite. L’Onu, che controlla la zona cuscinetto tra le due comunità, sta ora valutando se quella di riaprire il lungomare sia o meno una violazione delle leggi internazionali – come sostenuto da Nicos Anastasiades, presidente della Repubblica di Cipro.
Il gas di Cipro, gli interessi di Erdogan e le promesse dell’Ue
Non è un mistero che Erdogan miri alle riserve di gas nel mare di Cipro. Oltre alle recenti pressioni per entrare nel Forum del gasdotto Eastmed (o, in alternativa, di far fallire la sua costruzione) attraverso le mosse in Libia, a partire dal 2014 il presidente turco sfida apertamente la Grecia e la Repubblica di Cipro inviando le proprie truppe esplorative a largo dell’Isola. A gennaio di quest’anno, Erdogan ha annunciato l’inizio delle perforazioni: l’obiettivo è quello di diventare uno degli attori principali nella partita del gas nel Mediterraneo orientale.
Sempre più preoccupato dei tentativi di Ankara di prendere il controllo dell’area, Anastasiades ha fatto appello all’Unione europea, ricorrendo anche al pugno duro. Nel momento della votazione per le sanzioni alla Bielorussia di Alexander Lukashenko – che da settimane reprime con la forza le proteste di Minsk -, la Repubblica greco-cipriota si è messa di traverso esercitando il suo diritto di veto, sostenuta dalla Grecia (che con la Turchia ha numerosi conti in sospeso nella zona di Cipro e non solo). Anastasiades ha ottenuto la promessa dell’Ue di prendere una posizione compatta contro le mire espansionistiche di Erdogan. In un testo scritto, l’Unione ha messo nero su bianco la possibilità di intervenire con misure punitive contro Ankara qualora la Turchia non rinunciasse a trivellare la zona di Mediterraneo intorno all’Isola.
Immagine di copertina KATIA CHRISTODOULOU | Famagosta, Cipro del Nord
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