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«Do you know who you are?» È il Coming Out Day: ragazzi e ragazze si raccontano sui social

11 Ottobre 2020 - 12:00 Giada Ferraglioni
Le generazioni più giovani parlano di come è cambiata la loro vita dopo il coming out. E dell’importanza di avere coraggio

Nei Paesi anglosassoni si dice “to come out of the closet“. Letteralmente “uscire fuori dall’armadio”. Dichiarare la propria omosessualità o la propria appartenenza all’universo Lgbtq+ alla famiglia, gli amici, ai colleghi. Che sia un percorso lento e graduale o un tuffo di pancia, quello del coming out resta uno dei momenti più importanti della vita di una persona. Per celebrarlo è stato istituito il Coming Out Day: una ricorrenza globale che cade oggi, l’11 ottobre. Spesso frainteso con l‘outing (che si riferisce, nello specifico, alla pratica di rivelare pubblicamente l’omosessualità di alcune persone), il coming out è un percorso intimo e imprevedibile, che riguarda tanto la sfera personale quanto quella relazionale.

E che non è privo di insidie: anche oggi, in un avanzato 2020, dichiararsi pubblicamente come appartenente alla comunità Lgbtq+ è un atto tutt’altro che semplice. Che siano insulti, minacce o aggressioni vere e proprie, solo nel 2019 – e solo in Italia – sono stati segnalati 84 episodi di omofobia. Una media di 6 aggressioni al mese, raccolte e calendarizzate dal magazine Gay.it Ed è proprio perché non tutti i pregiudizi sono stati ancora abbattuti che è necessario celebrare i momenti di coraggio e orgoglio.

L’hashtag #ComingOutDay

«Do you know who you are? Sapete chi siete? Un anno fa avrei risposto di no. Ma ora so chi sono e ne sono fiera». La campagna lanciata da Arcigay quest’anno è dedicata al racconto delle propria vita “dopo“. Su Twitter e su Tiktok l’hashtag #ComingOutDay ha raccolto le testimonianze di centinaia di persone, che hanno ricordato quel momento topico della propria esistenza e il “day after“.

@stephaniesutto

POV: Coming out of the closet to Karen 😳🏳️‍🌈 ##comingoutday

? Coming out to your mom.. – Steph Sutto 🏳️‍🌈

«Oggi, per il coming out day, vi dico che sono bisessuale e che non potrei essere più fiera di me», scrive una ragazza. «Magari tra un po’ potrò dire pure io di aver fatto coming out, purtroppo vivo ancora tutti i giorni nascosta», racconta un’altra.

C’è chi ricorda il prezzo che ha pagato per il coraggio di essere se stesso: «Se penso a quel giorno penso solo ad una grande rabbia provata per vari motivi», scrive qualcuno. «Ma soprattutto perché ho finito per odiare me stesso. Mi sento ancora sbagliato, fuori luogo. Spesso questo passo finisce solo per incasinare situazioni già complicate. Take your time».

Lo scrittore Jonathan Bazzi, autore del romanzo di formazione autobiografico «Febbre», ha scritto sul suo profilo Facebook: «A tutte le ragazze e i ragazzi che pensano di essere sbagliati o non vedono futuro davanti a sé, ostaggio di famiglie tiranniche o compagni abusanti, vorrei regalare una qualità che spesso, a me, ha tratto in salvo: il sentimento, sommesso eppure saldo, che domani può cambiare tutto, di colpo, che all’improvviso le condizioni della nostra vita possono mettersi a brillare dell’esatta luce che ci auguravamo».

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