Coronavirus, pronta la nuova stretta del governo. Ippolito (Cts): «Essenziale non fermare le attività produttive»
«È essenziale che ci siano nuove misure che limitino il contagio senza influire sulle attività prioritarie, che sono la scuola e la vita produttiva del Paese. Tutta la comunità scientifica internazionale ha riconosciuto che il modello italiano è stato di gran lunga tra i più efficaci». A dirlo in un’intervista a La Stampa è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico (Cts), che oggi dovrebbe esprimersi su nuove misure restrittive volte al contenimento del contagio da Coronavirus.
Le misure sul tavolo includono lo stop agli sport di contatto amatoriali, alla somministrazione di alcolici da asporto dalle 21, agli assembramenti fuori dai locali (che chiuderanno alle 24). Si va poi verso il divieto di feste in luoghi pubblici, alt anche a quelle private. Ai matrimoni, come anche ai battesimi e alle cresime, ci sarà un tetto di 30 invitati. Sul tavolo anche più smart-working e la riduzione della capienza sui mezzi pubblici, attualmente all’80%. Il Cts, inoltre, studierà l’ipotesi di portare a 10 i giorni di quarantena per i contatti stretti dei positivi. Dopo la riunione del Cts, è previsto un confronto con le Regioni e, domani, l’ultima limatura del governo.
«Nessuna prova che il virus sia mutato»
«Credo che il nostro Paese sia tra quelli che hanno fatto meno errori», dice Ippolito. «E aggiungo che la maggior parte degli italiani ha mantenuto e continua a mantenere quei comportamenti prudenti che ci hanno permesso di piegare la curva dei contagi». Tuttavia, dice, «l’effetto domino è dietro l’angolo: basta che in pochi usino meno prudenza e la macchia si allarga. Il livello di occupazione dei posti letto destinati al Covid sta aumentando ma è ancora sotto controllo: nei mesi scorsi sono stati fatti molti interventi per aumentarne la capacità».
Il direttore scientifico dello Spallanzani replica poi così alle tesi dei negazionisti, che sostengono che il virus abbia perso forza: «Non c’è alcuna evidenza scientifica che il virus abbia perso forza o sia mutato in maniera significativa. I malati che arrivano alle terapie intensive sono tali e quali a quelli che vedevamo a marzo. È fondamentale, come in tutte le epidemie, contenere la diffusione del virus e per questo, non avendo al momento armi farmacologiche efficaci, dobbiamo agire sui comportamenti individuali».
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