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Coronavirus, i dubbi degli esperti sui dati ufficiali. Per l’epidemiologo La Vecchia i positivi in Italia sono almeno mezzo milione

Secondo il professore della Statale di Milano, le persone attualmente infette sarebbero sei volte tante quelle riportate nelle statistiche. Il nodo degli asintomatici

Con la nuova impennata nei contagi è scattata di nuovo l’allerta massima. I casi giornalieri di Coronavirus sono tornati a toccare quota 5 mila. Ma nella prima ondata le persone positive sarebbero state sei volte di più rispetto ai conteggi ufficiali, secondo l’indagine sierologica effettuata tra giugno e agosto in Italia. Se i risultati reali parlavano di circa 250 mila persone positive al tampone ad agosto, la ricerca condotta dalle autorità ne stimava almeno un milione e mezzo. Oggi il numero delle persone attualmente positive sfiora gli 80mila, «ma quelli reali potrebbero essere 500 mila», dice a la Repubblica l’epidemiologo e professore di statistica medica dell’università Statale di Milano, Carlo La Vecchia.

Secondo l’esperto c’è una parte di insospettabili, ovvero di asintomatici, «che sono uno specchio della popolazione generale» e che sarebbero l’1% del totale: la percentuale, applicata al numero totale degli italiani, porterebbe al dato del mezzo milione. «Sarebbero di più, ma è opportuno sottrarre i bambini dal calcolo, perché la dinamica dei contagi fra loro è diversa». Il numero di tamponi è maggiore rispetto a quelli effettuati durante i primi mesi della pandemia, ma la proporzione tra test e positivi, per La Vecchia, rimane identica: «L’indagine sierologica nazionale aveva parecchi limiti» perché delle 150 mila persone che dovevano essere sottoposte al test alla fine il totale è stato di 66 mila. Per l’epidemiologo quindi il totale dei positivi è stato sottostimato.

Gli studi condotti nel Bergamasco

«Il calcolo ribadisce – aggiunge La Vecchia – se ce ne fosse ancora bisogno, che mascherine e distanza sono uno strumento fondamentale. Se il virus è più diffuso di quanto pensiamo, dobbiamo stare attenti e difenderci». I numeri sulla pandemia in Italia non tornavano già ad aprile quando uno studio dell’Eco di Bergamo sottolineava come i morti nella Bergamasca erano stati il doppio di quelli registrati ufficialmente. A luglio invece l’indagine sierologica condotta nella Val Seriana mostrava come la metà degli abitanti fosse positivo al Coronavirus. Il numero più elevato dei contagi reali rispetto a quello ufficiale non è necessariamente una cattiva notizia per La Vecchia: «Vuol dire che la quota della popolazione con una qualche immunità aumenta». A marzo, aggiunge, la situazione negli ospedali era al collasso perché «non riuscivamo a fare i tamponi nemmeno ai malati».

Foto copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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