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Lo scontro sulla didattica a distanza per gli ultimi anni delle superiori continua ad agitare governo e regioni

13 Ottobre 2020 - 11:48 OPEN
Come è nata l’ipotesi di ripristinare la didattica a distanza per le ultime classi delle superiori? Ed è ancora sul tavolo?

Andiamo per ordine: il caso esplode alle 18.50 di ieri, quando l’agenzia Ansa batte la notizia “stellinata” (sono quelle evidenziate per importanza e urgenza) dal titolo «Regioni al governo, lezioni a distanza alle superiori». Il testo spiega che la proposta è stata avanzata dal presidente delle regioni, l’emiliano Stefano Bonaccini, durante la riunione del governo, e che ha lo scopo di alleggerire la pressione sui trasporti pubblici locali.

Raggiunto dopo pochi minuti via Whatsapp dai giornalisti per chiarimenti, Bonaccini risponde spiegando che la proposta in realtà non è sua, ma sono stati il veneto Luca Zaia e qualche altro presidente che hanno proposto nel corso della conferenza delle regioni sull’emergenza Coronavirus di affacciare eventualmente al governo il tema della didattica a distanza per le ultime classi delle scuole superiori, per alleggerire il trasposto pubblico locale. Fino alla pausa delle 20 l’ipotesi non viene formalizzata, perché in realtà ancora si sta affrontando la grana delle “feste private”. Ma intanto la voce corre, Open e altri giornali l’hanno già diffusa.

Appena lo viene a sapere, a cabina di regia governo-regioni ancora in corso, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina si mette decisamente di traverso: «Gli studenti andranno a scuola com’è giusto che sia. Abbiamo lavorato per mesi per garantire la sicurezza dentro le scuole». È ancora Zaia a spiegare, a chi gliene chiede conto, il motivo della proposta: «Viaggiamo con treni e bus strapieni, questa è un’idea per sfoltire: del resto è il governo che ci chiede di utilizzare il trasporto locale solo fino al 50 per cento dei posti».

E nella notte è ancora Bonaccini, in una nota di commento al nuovo Dpcm appena varato, a chiedere a nome delle regioni al governo di «verificare le misure previste in relazione agli aspetti concernenti il trasporto pubblico locale, approfondendo lo scenario di contesto».

Una frase volutamente vaga, che racchiude la questione sovraffollamento e l’ipotesi Zaia. Tanto più che nella prima mattinata, con la questione lanciata con clamore dai quotidiani (Repubblica ha il titolone d’apertura Scontro sulla scuola, «Torniamo alle lezioni a casa»), arriva anche un’altra nota, quella dell’associazione delle aziende di trasporto locale, che spiega come l’uso dei mezzi al 50% della capienza lascerebbe a piedi 275 mila passeggeri al giorno, tra studenti e lavoratori.

Da qui, come chiosa il presidente dell’Anci, l’associazione dei comuni, il sindaco di Bari Decaro, l’idea che ci sia una sola via da percorrere: quella di uno smart working parziale, che per le scuole si chiama didattica a distanza. L’impressione è che sarà il virus a determinare la decisione: se i numeri non si alzeranno troppo l’ipotesi tornerà nel cassetto. Ma in caso contrario…

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