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Con Lunar Gateway l’industria italiana vola sempre più in alto

17 Ottobre 2020 - 18:54 Juanne Pili
L’Italia è parte attiva nel progetto che porterà la stazione spaziale a orbitare attorno alla Luna. Uno snodo fondamentale per il futuro dell’innovazione nostrana

Come noto, anche l’ESA (Ente spaziale europeo), partecipa assieme alla NASA, alla giapponese JAXA e alla canadese CSA, alla costruzione della Stazione spaziale Lunar Gateway, destinata a orbitare sulla Luna, quindi l’Italia è parte attiva di questo importante progetto, nella produzione dei suoi moduli, e delle future basi sul suolo lunare. Gateway sarà quindi una tappa importante, non solo come scalo delle future missioni su Marte, ma anche come supporto alle future colonie umane sul nostro satellite naturale. La ASI (Agenzia spaziale italiana) è parte di questo sforzo, a cui si aggiunge quello industriale nazionale, nell’ambito degli accordi del progetto Artemis, destinato a riprendere le missioni con equipaggio umano sul suolo Lunare, conclusesi col programma Apollo negli anni ’70.

Il ruolo dell’Asi e del governo

Secondo il vicepresidente del Dominio Esplorazione e Scienza di Thales Alenia Space, Walter Cugno, «grazie al supporto del governo italiano e dell’Asi, che hanno appena firmato gli Artemis Accord, saremo protagonisti con la Nasa anche dello sviluppo delle prime infrastrutture di superficie. Stiamo cominciando a gettare le basi per la nostra partecipazione in questo senso perché sulla Luna non è sufficiente andarci: l’obiettivo è di andarci in modo permanente e sfruttare le risorse in situ e preparare le future missioni verso Marte». 

Come ci spiegò in una precedente intervista l’astronauta e astrofisico Umberto Guidoni, le sfide poste dalla partecipazione ai programmi spaziali, non hanno semplicemente il fine di issare bandiere su determinati obiettivi nello Spazio, ma anche quella di far progredire l’innovazione e l’economia dei Paesi che vi aderiscono. Si tratta della «serendipità» della ricerca scientifica, ovvero la possibilità attraverso questo genere di imprese di scoprire sempre le cose più inaspettate, che si riveleranno utili nella vita di tutti i giorni. Vale anche e soprattutto nella ricerca spaziale. Da tempo il sito web della NASA cura una pagina dedicata alle scoperte importanti, entrate nell’industria e nell’uso quotidiano, derivate dalle missioni spaziali. 

La già citata Thales Alenia Space avrà il compito di produrre l’International habitat (I-Hab) della stazione Gateway, ovvero il modulo destinato ad alloggiare gli astronauti. Inoltre avrà parte nell’allestimento del  sistema di comunicazioni dalla Terra alla Luna, denominato Espirit (European System Providing Refuelling, Infrastructure and Telecommunications); Thales produrrà infatti l’HLCS (Halo Lunar Communication System), di cui si prevede il lancio nel 2024. Infine, avremo un ruolo anche nella produzione dell’ERM (Esprit Refueling Module), ovvero il sistema di rifornimento della Stazione spaziale.

Tutto questo secondo Cugno «significa proseguire lungo la storia costruita con la realizzazione dei moduli pressurizzati della Stazione Spaziale Internazionale». Tali traguardi sono – e saranno – possibili, grazie all’apertura da parte delle agenzie spaziali – a cominciare dalla NASA – alle aziende private. Ricordiamo il ruolo pionieristico e tuttora rilevante di SpaceX e Blue Origin, che hanno dimostrato quanto sarà sempre più rilevante l’apertura dello Spazio al di là dei monopoli di singole agenzie governative, rendendo in futuro possibile persino il turismo spaziale, almeno entro la bassa orbita terrestre.

Foto di copertina: NASA | Lunar Gateway configuration concept.

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