La foto impietosa dell’ultimo rapporto Caritas: boom di nuovi poveri. La pandemia ha travolto di più donne con figli e under 35
Il 17 ottobre è la Giornata mondiale di contrasto alla povertà. Quest’anno in particolare, a causa gli effetti della pandemia del Coronavirus sul tessuto socio-economico italiano, il traguardo dell’eliminazione della povertà si allontana dall’orizzonte. E, contemporaneamente, si ingrossano le file di cittadini che si mettono in coda davanti ai 680 centri di ascolto della Caritas perché, altrimenti, non ce la farebbero a procurarsi il cibo necessario per vivere.
I numeri
Dal rapporto dell’organismo pastorale della Cei per la promozione della carità emergono dati allarmanti. Nel periodo maggio-settembre 2020, la rete Caritas ha ricevuto nei propri centri di ascolto quasi 45mila persone. Per il 45% degli assistiti, circa 20mila persone, si trattava della prima richiesta di aiuto fatta alla Caritas. Un trend in aumento: la percentuale dei cosiddetti nuovi poveri è cresciuta del 14% rispetto all’anno precedente: negli stessi mesi del 2019, chi si presentò per la prima volta a un centro di ascolto costituiva il 31% del totale.
L’identikit dei nuovi indigenti
Chi ha subito le maggiori conseguenze economiche della pandemia sono le donne, il 54,4% dei richiedenti aiuto rispetto al 50,5% dell’anno precedente. Rispetto al 2019, dopo lo scoppio della pandemia, gli italiani che si rivolgono alla Caritas hanno superato i cittadini stranieri, coprendo il 52% della domanda totale. La fascia di età più colpita dalla nuova povertà è 18-34 anni. Avere una casa, vivere con i parenti e con i figli a carico sono gli altri elementi caratteristici di chi non ce la fa ad andare avanti senza un aiuto.
La fase del lockdown
Nel periodo che va da marzo a maggio 2020, la rete della Caritas ha assistito un totale di 450mila persone. Un dato che rischia di essere addirittura sottostimato, visto che solo 149 Caritas diocesane sono state in grado di elaborare una statistica dettagliata. In questo periodo, l’incidenza dei cosiddetti “nuovi poveri”, ovvero le persone che hanno sperimentato per la prima volta condizioni di deprivazione economica, costituisce il 30% delle richieste totali. Il loro incremento nel mese di aprile, il più duro della fase di emergenza economica, risulta più marcato nelle regioni del Sud Italia, dove le nuove prese in carico – sul totale delle richieste, e non soltanto nei centri di ascolto – hanno registrato un +153% rispetto all’anno precedente.
Tra gli assistiti del periodo marzo-maggio, prevalgono i disoccupati, le persone con impiego irregolare, i lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria o in deroga e i lavoratori precari o intermittenti. Altre categorie particolarmente colpite sono state quelle dei piccoli commercianti e dei lavoratori autonomi: complessivamente, 2.073 tra loro si sono rivolti alla Caritas, la quale ha attivato fondi dedicati per aiutarli nell’affitto degli mobili, nel pagamento delle rate del mutuo, delle utenze e nell’acquisto di strumentazioni utili alla ripartenza.
Nel video, don Francesco Soddu, direttore Caritas italiana
Foto in copertina: Caritas | Distribuzione pasti nella sede di Rimini
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