Nuovo Dpcm, il Cts: «Ingressi scaglionati per superiori e università, ma per ora niente didattica a distanza». No delle Regioni a chiusure e coprifuoco
Nessuna decisione, per il momento. E un tavolo ancora aperto. L’appuntamento è rinviato a domani mattina quando governo e Regioni si riuniranno nuovamente per trovare la quadra sulle nuove misure da mettere in campo per contenere i contagi di Coronavirus nel paese: quasi 11 mila in sole 24 ore. I governatori hanno fatto il punto nel pomeriggio in vista di quanto l’esecutivo pensa di mettere in campo nel nuovo Dpcm in arrivo domani (sarà illustrato dal premier Giuseppe Conte in conferenza stampa), mentre il ministro della Salute Roberto Speranza ha incontrato il Comitato Tecnico Scientifico.
La proposta delle Regioni
Alla fine della riunione mattutina con Cts, Regioni e il collega Boccia, Speranza invoca «la massima sintonia tra Governo e Regioni» sul Dpcm in corso di elaborazione. Il clima di distensione viene confermato anche da alcuni governatori: «Un cambio di passo rispetto a marzo». Le Regioni dicono no a qualsiasi stretta e chiusura di attività commerciali, cinema, parrucchieri e centri estetici. E il governo, secondo quanto emerge, sembrerebbe orientato a seguire questa strada.
Resta sul tavolo la questione degli sport di contatto non agonistici: questi sì potrebbero essere “sacrificabili”, in un contesto in cui la seconda ondata riguarda di fatto l’intero territorio nazionale (la Lombardia è sempre “in testa”, ma i casi sono più distribuiti rispetto a marzo). E in cui secondo alcuni report – smentiti però dalle Regioni direttamente interessate – i reparti di rianimazione in molte aree potrebbero essere vicini al punto di non ritorno.
Essenziale e non essenziale
Fonti di Palazzo Chigi specificano «che è iniziato ieri sera un confronto con i capidelegazione, proseguito oggi con le Regioni, gli Enti locali e anche con il Cts per ascoltare le voci dei territori e degli esperti in modo da approntare le soluzioni migliori per affrontare questa nuova ondata di contagio e tutelare nel modo più efficace gli interessi sanitari e socio-economici di tutti i cittadini». Le uniche misure di restrizione veritiere saranno quelle contenute nel Dpcm che verrà, dicono da Chigi, e le tante anticipazioni «che si stanno rincorrendo in questi giorni e in queste ore sui mezzi di informazione sono da ritenersi fughe in avanti e ipotesi non corrispondenti a verità».
Secondo quanto emerge dai vertici della giornata, comunque, la strategia ipotizzata dal governo è comunque quella di distinguere tra attività essenziali e non. Cosa è possibile, in ultima istanza, chiudere e cosa no. Parlando di coprifuoco e stretta sulla movida, dalle Regioni si sollevano mormorii di variegata intensità: la preoccupazione è infatti quella di agire su settori già estremamente segnati dalla crisi. E per quanto l’esecutivo assicuri il farsi carico del ristoro, la situazione rischia di essere senza ritorno per molte realtà.
Un no secco alla chiusura delle categorie economiche arriva dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Sul coprifuoco «stiamo lavorando ad interventi che al momento escludono il coprifuoco modello francese e ulteriori strette a bar e ristoranti, che però devono continuare a rispettare le regole con grandissimo rigore», spiega invece il presidente della Liguria Giovanni Toti su Fb.
Anche perché, avrebbe fatto notare più di un governatore nel corso del vertice, la mossa di spostare la chiusura dei ristoranti dalle 24 (o le 23) alle 22 porterebbe solo le persone a riunirsi per cena non più nei locali, dove comunque ci sono delle regole che devono essere rispettate, ma nelle case, dove le mascherine sono ancora più raramente indossate e le norme assai meno recepite. Sul punto quindi si cerca ancora la quadra tra le parti. Alla fine, l’ipotesi prevalente sembra essere la chiusura dei bar e dei locali alle 21 e dei ristoranti alle 24 (o alle 23).
Il nodo dei trasporti
Il nodo comunque resta sempre lo stesso: quello dei trasporti. Con le immagini di treni regionali, metropolitane e bus stracolmi nelle ore di punta. In una nota il Cts evidenzia: «Un’importante criticità è rappresentata dal trasporto pubblico locale che non sembra essersi adeguato alle rinnovate esigenze, nonostante il Cts abbia evidenziato fin dallo scorso mese di aprile la necessità di riorganizzazione, incentivando una diversa mobilità con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e dei mobility manager».
«Lavoriamo insieme sui trasporti. Serve una mossa netta sullo smart working, direi di arrivare anche al 70-75%», suggerisce Speranza nel corso del vertice. Percentuale già raggiunta in alcune regioni come per esempio l’Emilia Romagna. Una realizzazione sulla quale, fanno notare alcuni governatori, le regioni stesse hanno dei limiti – rispetto in particolare all’applicabilità nel privato – ma che comunque trova in generale i governatori d’accordo.
Uno degli scenari che sembra prendere piede per intervenire sul trasporto pubblico resta quello dello scaglionamento degli ingressi nelle scuole di ogni ordine e grado, possibilmente coinvolgendo i provveditorati agli studi. «Ritengo che sia importante lavorare sul trasporto pubblico perché è il luogo di maggiore contagio, il luogo dove si creano gli assembramenti e vediamo troppo spesso questi autobus stracarichi. L’idea è quella dello scaglionamento» dell’orario scolastico, «naturalmente non possiamo farlo a livello regionale», dice durante il vertice il governatore della Regione Toscana Eugenio Giani. La Regione fa notare di avere, fin dal primo giorno di scuola a oggi, investito 3 milioni di euro per aggiungere 200 autobus al trasporto scolastico. Ne investirà altrettanto fino a dicembre per garantire questi servizi aggiuntivi.
Le regioni ipotizzano l’utilizzo della didattica a distanza per terze, quarte e quinte della secondaria superiore e per le università. La proposta della Dad in generale è una strada accolta più tiepidamente, a cui ricorrere in un’ultima istanza e appunto, nel caso, partendo dalle classi di ragazzi e ragazze più grandi. In questo senso, le indicazioni del Cts parlano di ingressi scaglionati per scuole superiori e università ma al momento niente didattica a distanza, riorganizzazione dei trasporti locali con il coinvolgimento dei sindaci, oltre al potenziamento dell’attività di diagnosi e contact tracing con i medici di base e i pediatri, e a quello della medicina territoriale attraverso il contributo della Protezione civile.
La tenuta del sistema sanitario
«Non siamo in una fase drammatica. I ventilatori sono nella disponibilità delle Regioni. La seconda ondata è diversa dalla prima, ma più ci aiutano gli italiani e minore sarà la necessità di misure drastiche. Dobbiamo fare più tamponi, diventare più forti e tempestivi, e più test molecolari soprattutto in queste settimane», dice nel frattempo Domenico Arcuri, commissario per l’emergenza Covid, a margine dell’incontro di stamane con le Regioni nella sede della Protezione Civile a Roma. Insieme a Boccia, il commissario ha rilanciato alle Regioni la domanda su che fine abbiano fatto i 1.600 ventilatori per le terapie intensive acquistati dal governo.
L’allarme lanciato in questi giorni da più di un report sulla tenuta del sistema sanitario viene fatto rientrare nella comunicazione che trapela dal vertice. «Con l’autunno arriva una fase nuova. Reti sanitarie forti ma dobbiamo evitare lo sfondamento come era accaduto a marzo in alcuni territori», dice il ministro per le Autonomie, Francesco Boccia durante il vertice governo-Regioni. «La cintura di protezione della prevenzione territoriale va irrobustita ogni giorno di più. Su tamponi, terapie intensive, medici di base serve essere tempestivi, immediati e collaborativi. Massima attenzione del governo e disponibilità totale».
L’Emilia Romagna, messa tra le regioni a rischio collasso rianimazioni, rimanda al mittente la ricostruzione e rilancia dicendosi «ormai prossima al raggiungimento dell’obiettivo sulle terapie intensive fissato dal ministero della Salute dopo la diffusione della pandemia», con «634 posti letto di terapia intensiva già allestiti, e quindi subito attivabili in caso di bisogno» e a pochi passi dal «traguardo da raggiungere», 641, per raggiungere la “soglia di sicurezza” definita dal governo di 14 posti ogni 100 mila abitanti. Al momento poi ci sono, dice la regione, solo il 10% dei posti letto della rete regionale occupati.
Dei 634 posti totali, 301 sono quelli di terapia intensiva già dedicati ai pazienti Covid: 129 pronti e in parte utilizzati, ulteriori 128 allestiti e liberi in caso di necessità, a cui se ne aggiungeranno 30 da inaugurare nei prossimi giorni al Policlinico di Modena e 14 al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, a completamento del Covid Intensive Care, l’hub regionale di terapia intensiva.
In Toscana è stata fatta un’ordinanza per restringere l’ingresso nelle RSA, e un’altra di restrizione di accesso agli ospedali. La regione ha poi attivato un portale – attivo dal 18 ottobre- per le prenotazioni on line dei tamponi, mentre annuncia di passare in questi giorni da 10 mila a 17.500 tamponi al giorno, «di cui 5 mila rapidi per i ragazzi in età scolastica». «La nostra sanità oggi è molto più preparata a reggere l’urto del Covid rispetto alla scorsa primavera e la Liguria ha già messo in campo strumenti su cui adesso si lavora anche a livello nazionale, come l’accordo con i medici di famiglia», rilancia pure Toti.
Le indicazioni del Cts
Nella nota pubblicata in tarda serata, il Cts torna a chiedere «assoluta e rigorosa azione di controllo sulle misure già più volte indicate e oggetto delle norme attualmente in vigore con intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione, per esempio l’obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi». Tra i suggerimenti del Comitato al governo, anche la «limitazione temporanea alla fruizione di eventi a grande aggregazione di pubblico (es. congressi, fiere, ecc.) ed altri assembramenti di persone spontanei o comunque organizzati».
In copertina ANSA/Tino Romano | Coronavirus Covi19: persone con la mascherina a passeggio in via Garibaldi Torino 16 ottobre 2020
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