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Bassetti si difende: «Mai detto che il Coronavirus è morto, ma bisogna smettere di terrorizzare la gente»

18 Ottobre 2020 - 12:30 Fabio Giuffrida
Il primario di Malattie infettive al San Martino di Genova: «Io che ho curato più di 600 persone passo per un negazionista? Chi lo dice è gentaglia che non si merita la sanità pubblica»

«Ho sempre detto che dobbiamo evitare il terrorismo. Mai che il Coronavirus fosse morto. Questa malattia oggi ha una letalità dello 0,5%. Ci vuole attenzione e io la pratico». A parlare al Secolo XIX è il primario al San Martino di Genova Matteo Bassetti che non fa un passo indietro rispetto alle sue precedenti dichiarazioni e aggiunge, anzi, che il suo reparto di Malattie infettive «è l’unico in Italia senza un contagio tra chi ci lavora». Proprio ieri Il Fatto Quotidiano ha titolato Quelli che Covid morto, zero emergenza, stadi aperti. Ora questi non parlano. I minimizzatori, hanno disinformato tutta l’estate, ora i dati li smentiscono. E tra questi, in prima pagina, c’erano Bassetti e Zangrillo.

Spiega Bassetti: «Se qualcuno ha interpretato le mie parole come un “liberi tutti” ha sbagliato. Io parlavo da medico, secondo l’esperienza. Altri ci hanno fatto politica». Bassetti parla sì di «un’accelerazione rapida» del virus ma ribadisce che la vera difficoltà resta quella «di curare tutti senza sospendere le altre specialità»: «A marzo ci trovavamo 150 persone in terapia intensiva in pochi giorni, ora non è così».

«Se si vuol giocare a Bassetti di destra contro Galli di sinistra, io non ci sto»

Per questo chiede la collaborazione di tutti: «Non vorrei vedere i lievemente sintomatici al pronto soccorso, questo rischia di metterci in difficoltà. Per questo ho sempre insistito che non si deve terrorizzare la gente». Infine torna sulle polemiche, sulle accuse di aver minimizzato troppo in questi mesi: «Io che ho curato più di 600 persone passo per un negazionista? Chi lo dice è gentaglia che non si merita la sanità pubblica. Mai detto “liberi tutti”. Poi se si vuol giocare a Bassetti di destra contro Massimo Galli di sinistra, io non ci sto». 

Foto in copertina di repertorio: ANSA/LUCA ZENNARO

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