Coronavirus, i numeri in chiaro. Pregliasco: «In terapia intensiva la situazione può essere esplosiva»
La curva epidemiologica italiana continua a salire. Nella giornata di oggi, infatti, il Paese sfonda quota 11.705 nuovi casi di contagio da Coronavirus. Solo ieri, invece, erano stati 10.925 e due giorni fa 10.010. Secondo i dati diffusi dalla Protezione civile i decessi registrati sono 69 a fronte dei 47 di ieri e dei 55 di due giorni fa. Il totale degli attualmente positivi sale a 126.237. Sono 750 le persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva. I tamponi effettuati scendono rispetto ai giorni precedenti: 146.541. Per l’epidemiologo e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, il virus sta facendo esattamente quello che è nella sua natura: «diffondersi alla grande».
Professore, i dati di oggi continuano a dirci che la progressione dei contagi ha smesso di essere lineare ed è diventata esponenziale.
«Quella cui stiamo assistendo è una fase di rottura, per la prima volta si avverte la fatica relativa al contact tracing. C’è da dire che i numeri sono diversi da marzo-aprile. Ora abbiamo la contezza sia dei casi gravi, che degli asintomatici che cerchiamo di individuare sin da subito. Durante l’emergenza di questa primavera i casi asintomatici erano tantissimi, ma non avevamo capito quanto influissero e non riuscivamo a fare una diagnosi».
Dalla situazione sanitaria sembra però si stia in qualche modo perdendo il controllo.
«In qualche caso è così. Se penso alla pervasività che il virus ha in Lombardia, è micidiale».
La notizia di oggi è che la percentuale del rapporto tra tamponi e casi positivi è aumentata.
«Sfioriamo l’8%, abbiamo più casi con meno tamponi. La situazione è certamente generalizzata ma ci sono regioni come Campania, Lombardia, Veneto e Piemonte in cui questo peggioramento è più evidente».
Ci sono poi le terapie intensive, sempre al rialzo.
«La terapia intensiva è in una situazione potenzialmente esplosiva, specie in quei territori in cui i posti sono pochi».
Anche secondo lei ci sarà un lockdown a Natale?
«Diciamo che, se guardo al periodo natalizio, temo la situazione non sarà affatto piacevole. Il punto è che bisogna essere in grado di giocare d’anticipo, e non di inseguire il virus».
Il numero dei decessi rimane comunque contenuto…
«Perché siamo in grado di gestire meglio il paziente. Le cure sono migliori, per cui migliore è l’effetto. Ma questo può durare finché il sistema regge».
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