Ultime trattative sul Dpcm, tensione sulla chiusura delle palestre. Ingressi scaglionati per le superiori, Azzolina non ci sta
È finita dopo tre ore, in questa giornata di vertici e trattative convulse, nell’attesa del nuovo Dpcm anti-Covid che dovrebbe essere illustrato questa sera dal premier, la riunione di Giuseppe Conte con i capi delegazione di maggioranza, il ministro Francesco Boccia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Dopo che per tutto il giorno si è fatto appello al clima disteso e alla sinergia tra tutte le istituzioni, sembra invece che una certa tensione si sia registrata sul nodo della chiusura delle palestre.
Favorevoli allo stop sarebbero infatti alcuni ministri, ma non il titolare dello Sport Vincenzo Spadafora, con al suo fianco Teresa Bellanova in quota IV e, fin da principio, le Regioni. Sul tavolo ancora il nodo della scuola: durante la riunione, infatti, sarebbe stata chiamata anche la ministra Lucia Azzolina sull’ipotesi di doppi turni mattina/pomeriggio alle superiori: la titolare dell’Istruzione si sarebbe detta contraria. Le proposte sono ora nuovamente al vaglio di Regioni e Cts per un ultimo parere, come avviene sempre prima del varo di un dpcm.
La giornata
Intorno alle 16.40 è cominciato l’incontro tra il premier Conte con i capi delegazione e con il ministro della Salute Roberto Speranza, delle Autonomie Boccia, della Giustizia Alfonso Bonafede, della Cultura Dario Franceschini e dell’Agricoltura Bellanova, prima della conferenza stampa ufficiale del premier sulle nuove misure anti contagio, prevista in serata. I presidenti di Regione, insieme ad alcuni dei principali rappresentanti del governo, come Speranza e Boccia ma anche le ministre dell’Istruzione Lucia Azzolina, e dei Trasporti Paola De Micheli hanno cercato un fronte comune per discutere sui principali nodi ancora da sciogliere.
La lettera di Bonaccini
Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, in una lettera al premier Conte sottolinea «la necessità di avviare un confronto urgente alla presenza di tutti i ministri competenti per prevedere un adeguato sostegno economico per tutte quelle attività che sono interessate dai provvedimenti restrittivi già adottati a livello nazionale e locale e da quelli in via di adozione».
Bonaccini propone anche di trasformare questo tavolo in una sede di «confronto permanente Governo-Regioni al fine di poter monitorare e dosare meglio le misure da adottare anche tenendo conto degli interventi regionali che hanno previsto un notevole impegno finanziario», più di 2 miliardi di euro dall’inizio dell’emergenza. E per una «maggiore efficacia degli interventi.
Stretta sulla movida, la proposta delle Regioni
Tra le proposte più urgenti che le Regioni hanno avanzato al governo, quella riguardante l’orario di chiusura dei locali pubblici. Il governatore della Liguria Giovanni Toti, in prima linea nelle richieste anche in rappresentanza delle altre Regioni, ha invitato a «non penalizzare ulteriormente i locali con altre riduzioni di orario». Una presa di posizione da parte delle amministrazioni locali che all’inizio della conferenza aveva previsto la possibilità di chiudere soltanto alla mezzanotte e che, nel corso della riunione, ha visto le Regioni ragionare su strette localizzate. L’orario di chiusura potrebbe dunque essere ridotto alle 23, o ancora prima alle 22, solo nelle zone del Paese considerate più a rischio contagi ed esposte al rischio assembramento, come «centri storici e luoghi di movida».
Consumazione ai tavoli dopo le 18, stop a fiere e sagre
Indicazioni possibili anche per quanto riguarda la consumazione al tavolo. Per pub e locali le Regioni propongono una misura che consenta «dalle ore 18» l’esclusiva consumazione seduti ai tavolini. Il rischio assembramento da scongiurare tocca anche il mondo delle fiere e sagre locali, per cui i governatori hanno chiesto la totale sospensione. Fanno eccezione nella proposta di stop «le manifestazioni fieristiche di livello nazionale e internazionale».
Didattica a distanza, il nodo per ora non si scioglie
Il vice presidente della Conferenza delle Regioni ha poi continuato sul tema della scuola: «Per i ragazzi degli ultimi anni di superiori si preveda più didattica a distanza e a rotazione». E nella valutazione complessiva dello scambio con Azzolina, il governatore della Liguria, definisce la ministra dell’Istruzione su Twitter come «l’unica nota stonata» del dialogo con il governo. «Per la didattica a distanza servono regole chiare e subito» ha continuato il governatore, «basta tavoli inconcludenti». Una proposta collegata anche al nodo trasporti: «La Liguria usa già i bus turistici dove si può, ma per alleggerire il carico serve scaglionare gli ingressi in scuole e luoghi di lavoro».
Da Azzolina: «Scuola in presenza per tutti tranne situazioni critiche»
Su uno dei nodi più complessi, e cioè quello della scuola, è intervenuta la ministra Azzolina, che di fronte a Regioni ed enti locali, ha spiegato quanto l’idea di una didattica a distanza per tutte le classi superiori non sia fattibile. «Hanno la maturità» ha detto la ministra. Ipotizzando così l’attuazione della misura solo per le situazioni «di particolare criticità». Per il resto, la linea del governo sembra prevedere la scuola in presenza come unica soluzione considerabile. «La scuola in presenza è fondamentale per tutti, dai più piccoli all’ultimo anno del secondo grado» ha ribadito Azzolina, escludendo un ritorno alla didattica a distanza anche per scuole primarie e medie.
Nessuna misura generalizzata dunque ma interventi mirati, territorio per territorio. La linea della ministra sembra non aver soddisfatto le Regioni che, sulla differenziazione degli orari, chiedono ulteriori adattamenti. La ministra dell’Istruzione ha poi toccato il tema trasporti, strettamente collegato con quello della scuola, esortando a trovare però soluzioni anche altrove: «Non si guardi solo a Scuola e Università, abbiamo giù contribuito a decongestionare i trasporti» ha spiegato, «ora si agisca anche su altri settori».
Trasporti, maggior controllo sulle banchine delle metro ma niente riduzione di capienza
La questione trasporti trova in disaccordo diverse parti. Se la spinta delle Regioni è per una didattica a distanza che alleggerisca il peso dei mezzi pubblici, con Azzolina che invita a concentrarsi su nuove settori che favoriscano i trasporti, per la ministra Paola De Micheli il tema non costituirebbe un problema sui contagi. «Tutti gli studi internazionali dicono che il contributo che il trasporto dà al contagi è bassissimo» ha detto subito dopo il vertice, in un’intervista a Mezz’ora in più, su Rai3.
«Aerei, bus, treni a lunga e corta percorrenza hanno contribuito per lo 0,1% al contagio» ha continuato De Micheli, ribadendo comunque la necessità di mantenere una sicurezza garantita per tutti i viaggiatori. È su questa scia che la ministra annuncia la non riduzione della quota di riempimento dei mezzi, tema largamente discusso in questi giorni, ma con l’introduzione di altre misure: «Ingresso scaglionato per scuole superiori, orari differenziati per i lavoratori, maggior controllo sulle banchine delle metropolitane per agevolare flussi di salita e discesa».
«I farmacisti facciano i tamponi», nessuna stretta per palestre, piscine e centri estetici
Toti ha definito «proposte di buon senso» anche quelle riguardanti la non chiusura di palestre e piscine, così come per parrucchieri e centri estetici. Una linea comune che sembra aver trovato un accordo facile tra governo e amministrazioni. Sulla non secondaria questione dei test, le Regioni puntano sul ruolo dei farmacisti. La proposta è quella di concedere loro la possibilità di effettuare tamponi, screening e test salivari affinché contribuiscano all’accelerazione dell’iter diagnostico.
Ad esprimersi sul quadro complessivo delle idee avanzate dalle Regioni, è stato il ministro Boccia, definendo «di buon senso» le proposte arrivate. «Chi vive le complessità quotidiane merita il massimo dell’ascolto» ha detto il ministro. «Su scuola, università e trasporti le proposte di presidenti ed enti locali sono state di buon senso».
«Le università sono sicure»
Tra i primi a parlare durante il vertice è stato il ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, esprimendo idee piuttosto chiare sulla questione apertura/chiusura degli atenei. «Le università sono luoghi sicuri, la didattica è già al 50% a distanza, le lezioni sono controllate» ha detto il ministro. « È impossibile fare di più all’università» ha aggiunto, riferendosi all’idea di interventi più restrittivi. L’unica azione ulteriore proposta da Manfredi è quella di un rafforzamento «della collaborazione tra istituzioni nazionali ed enti locali» per andare incontro alle «necessità di studio degli studenti».
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