L’allarme del capo del Cts Miozzo: «Ospedali già in sovraccarico. I mezzi pubblici sono più pericolosi della scuola»
Non fa giri di parole Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Con l’attuale evoluzione dell’indice di trasmissione di Coronavirus, «le strutture sanitarie rischiano di giungere alla saturazione». Soprattutto in alcune regioni. All’indomani del record assoluto di nuovi positivi registrati in Italia (+11.705), secondo Miozzo diventa «urgente e prioritario» rafforzare la medicina territoriale, coinvolgendo anche i medici di medicina generale e i pediatri che vorranno contribuire. «Abbiamo un’evoluzione critica dei numeri di contagiati giornalieri, di sovraccarico dei servizi sanitari a partire dalle strutture di ricovero e dei reparti di terapia intensiva e malattie infettive e del territorio», ha dichiarato in un’intervista di Fiorenza Sarzanini al Corriere della Sera.
In questi mesi il Comitato ha lavorato in stretto rapporto con il Ministero della Salute e con il governo, Ma non sempre le indicazioni del Cts vengono seguite: «Noi esprimiamo pareri tecnici – spiega Miozzo – ma il Covid-19 non è solo una emergenza sanitaria, ha implicazioni complesse. Il solo parere degli esperti non è sufficiente per prendere decisioni di carattere politico generale». Che fare, allora? Intanto l’indicazione è sempre quella di seguire le regole base contro il contagio: «in attesa del vaccino, le vere uniche armi sono mascherine, distanziamento, igiene». E poi insistere sul potenziamento della tracciabilità: «Ogni possibile struttura sanitaria attiva sul territorio, incluso il volontariato civile, le risorse militari o altro deve essere messa in campo».
Il nodo dei trasporti
Nell’ultima settimana di picco di contagi, a far discutere – e a preoccupare – sono state le questioni che già in agosto avevano agitato governo, regioni e comune: le scuole e i trasporti pubblici. Miozzo è tornato a ribadire che la priorità è evitare da subito i picchi di concentrazione sui mezzi di trasporto, notando come «si sarebbe dovuto intervenire a livello locale ben prima di arrivare all’apertura delle scuole». «Le ore che i nostri ragazzi passano a scuola sono in un contesto relativamente sicuro», ha aggiunto, spiegando che i rischi li corrono prima di entrare e quando escono. Il punto, dice, è guarire le «malattie antiche» sia del sistema sanitario che di quello scolastico. «In emergenza non si creano strutture nuove – sottolinea – ma si governa la situazione con le risorse disponibili».
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