Prove di mediazione tra governo e sindaci sul Dpcm. Decaro: «Faremo il nostro dovere, ma l’esecutivo assicuri i controlli»
Prove di mediazione tra il governo e i sindaci sul ruolo dei Comuni nella gestione della movida nell’ambito delle regole anti-contagio da Coronavirus, contenute nel nuovo Dpcm. Dopo gli attacchi lanciati in mattinata, il presidente dell’Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro, ha aperto: «Noi sindaci individueremo le aree all’interno del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, lo Stato dovrà assicurare il controllo attraverso le forze dell’ordine, coordinate dal prefetto e dal questore. Perché, come è noto, non sono i sindaci a disporre delle forze dell’ordine. Facciamo il nostro dovere e ci aspettiamo la stessa collaborazione dallo Stato».
Nell’ultima versione del Dpcm del 18 ottobre pubblicata sul sito del Governo, il ruolo dei sindaci è diventato più generico. Almeno rispetto a quanto lo stesso Conte ha detto in conferenza stampa ieri, quando ha affermato: «I sindaci potranno disporre la chiusura dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti». Tanto è bastato per infiammare lo scontro tra governo e l’Anci, a cominciare dal suo presidente, che ha accusato il governo di scaricare la responsabilità della gestione sui Comuni. Mentre a stretto giro il Viminale è intervenuto per chiarire che i sindaci saranno coadiuvati dai Prefetti.
«È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile», ha detto stamattina Decaro parlando a Radio Capital. «Si incontrano i ministri con i presidenti di regione e decidono in autonomia. Il governo decide senza tener conto delle esigenze locali». «Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci», ha aggiunto. «Non è possibile che siano i sindaci a chiudere le piazze e le vie della movida. I sindaci non possono controllare, per questo abbiamo preteso che sparisse dal testo del Dpcm la parola sindaco. Non ci piacciono le ordinanze-spot: se non possono esserci controlli, la norma è priva di senso».
L’intervento sul Dpcm
Decaro si era chiesto ieri sera se «saranno le forze dell’ordine a controllare le aree pubbliche in cui sarà vietato l’ingresso e a riconoscere residenti e avventori dei locali? I cittadini non si sposteranno da una piazza a un’altra? Nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare. I sindaci sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso». Secondo quanto aveva riportato Repubblica, ieri sera c’era stata una telefonata di chiarimento (evidentemente non così risolutoria), nella quale il premier ha garantito nuove correzioni al testo definitivo del Dpcm. E in effetti la formula finale recita:
«Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private.”;»
Nella nuova formula quindi è sparito il riferimento esplicito ai sindaci, che già compariva nella prima bozza del Dpcm, ma non è stato chiarito chi debba materialmente intervenire per disporre l’eventuale chiusura di zone delle città in cui «si possono creare situazioni di assembramento». Un dettaglio che ha scaturito la rabbia dei sindaci.
Le precisazioni del Viminale
Sulle modalità di intervento da parte dei Comuni, il Viminale ha chiarito: «Laddove si rivelassero condizioni di urgenza, nell’arco di 24 ore si può far anche l’ordinanza di chiusura, ma è chiaro che non vanno tralasciati una serie di passaggi, non ultimo quello che, quando un provvedimento riguarda un’esercizio, va notificato», ha detto il sottosegretario all’Interno con delega agli Enti Locali, Achille Variati. «Col nuovo Dpcm lo Stato non abbandona i Comuni né li investe di responsabilità improprie: i primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno supportati in tutto dai Prefetti, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico».
Leggi anche:
- Nelle bozze del Dpcm non c’è il coprifuoco. Locali chiusi alle 24, stop per fiere e congressi
- Conte in conferenza stampa: «Dobbiamo evitare un lockdown generalizzato, saranno i sindaci a valutare se chiudere alcune aree»
- Le regole del nuovo Dpcm: ingresso alle superiori dalle 9, stop ai campionati regionali e alle sagre, nuovi orari per bar e ristoranti – Il testo
- Retroscena – Quel compromesso nella notte sui sindaci e la movida ha creato una norma inattuabile?
- L’appello dei giovani medici: «Costretti a stare a casa mentre gli ospedali italiani hanno bisogno di personale»
- Le falle del Dpcm “me ne lavo le mani”: dalla scuola alle chiusure di piazza, senza responsabili. Nulla di fatto sui trasporti
- Coronavirus ed effetti del nuovo Dpcm: stop alle partite delle scuole calcio. Sono 9 mila in tutta Italia
- Verso regole condivise sulle chiusure nelle Regioni. L’ipotesi di un nuovo Dpcm: coprifuoco nazionale e lezioni pomeridiane
- Ultime trattative sul Dpcm, tensione sulla chiusura delle palestre. Ingressi scaglionati per le superiori, Azzolina non ci sta
- Oggi il nuovo Dpcm, spiraglio per palestre e piscine: «Non ci sono focolai su allenamenti singoli». Verso nuovi orari a scuola, tavolini ridotti al bar
- Nuovo Dpcm, il Cts: «Ingressi scaglionati per superiori e università, ma per ora niente didattica a distanza». No delle Regioni a chiusure e coprifuoco
- Nuovo Dpcm, le palestre restano in bilico: l’ombra di un’altra chiusura su un mercato da 2,3 miliardi di euro
- Verso un nuovo Dpcm: coprifuoco dalle 22, smart working, didattica a distanza e scuole calcio. Cosa potrebbe cambiare