Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «Il rapporto nuovi casi/tamponi passa dal 9% al 7%. Il preludio a un miglioramento? Restiamo cauti»
Il conteggio dei nuovi positivi da Coronavirus torna a sfondare il muro dei 10.000 contagi. Sono infatti 10.874 i nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore a fronte di 144.737 tamponi analizzati. I dati sono stati diffusi nel consueto bollettino della Protezione Civile e del ministero della Salute. Ieri i contagi erano 9.338. I casi totali individuati dall’inizio dell’epidemia raggiungono così la cifra di 434.449 in tutta Italia. Sono 89 i decessi, mentre salgono a 870 i pazienti che combattono nei reparti di terapia intensiva. Come spiega il matematico Giovanni Sebastiani, «questi numeri potrebbero essere il preludio a un leggero miglioramento».
Dottor Sebastiani, quali sono le novità di questo bollettino?
«La novità più evidente è la percentuale tra nuovi positivi e tamponi effettuati, passata oggi dal 9% al 7% rispetto a ieri, cosi’ come quella dei nuovi positivi sui casi testati che scende dal 14% al 12.5%. Questo dato è in controtendenza rispetto all’aumento delle terapie intensive e dei ricoverati con sintomi, variabili che invece sono in linea con l’andamento esponenziale della pandemia».
Dunque un buon segno…
«Certamente positivo, ma è bene restare cauti perché un solo dato non è detto che ribalti la situazione. Quello che ci fa ben sperare e’ che erano due settimane che questo non accadeva. Cerchiamo di esaminare sempre i numeri con le dovute precauzioni: ci potrebbero essere ritardi nel processare i dati, per esempio. Non dimentichiamo poi che questa percentuale spesso di martedi’ ha un minimo locale, anche se la settimana scorsa questo non è successo».
E se invece fosse davvero una svolta in questo scenario?
«Se lo fosse, significa che il tempo ci ha dato ragione. Coi tempi potremmo esserci, sono compatibili con la firma del Dpcm del 13 ottobre: passata una settimana, abbiamo un leggero calo dei nuovi positivi».
Però le terapie intensive continuano a salire.
«Il dato delle terapie intensive che salgono non è incoerente con il resto. Questo perché l’ascesa esponenziale l’abbiamo avuta due settimane fa. Mentre l’ascesa dei nuovi positivi rispetto al numero dei tamponi è una cosa che abbiamo iniziato a vedere tre settimane fa. Per logica, data l’alta percentuale di asintomatici, i miglioramenti, con le nuove restrizioni, li vediamo prima sul dato dei contagi e dopo su quello delle terapie intensive».
Quindi?
«Quindi se il trend è confermato, mi aspetto che vedremo gli effetti sui ricoveri e sulle intensive tra una settimana».
La situazione resta comunque seria: a Milano gli ospedali sono in sofferenza.
«Però è anche vero che Milano è molto diversa da altre città. Qui la mobilità è massima, la densità di popolazione è alta. Gente che tutti i giorni esce di casa per andare a scuola o al lavoro. Poi i mezzi pubblici, il sistema di trasporto dell’hinterland. Migliaia di persone in movimento, probabilmente anche assembrate, possono dare vita a quello che sta accadendo».
E i decessi, invece?
«I decessi sono una variabile che risente di una grande inerzia, perché c’è un tempo medio tra la positività e la morte che è di circa 13 giorni. Ma può essere pure di un mese. Ad ogni modo seguono la tendenza degli ultimi due mesi, con una media, aumentata da 5 decessi al giorno nella prima metà di agosto, a 20 al giorno nella seconda metà di settembre fino ai 40 decessi al giorno negli ultimi 20 giorni».
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