L’attacco di Crisanti al Cts: «Per loro l’epidemia era finita in estate. Ci hanno tolto gli strumenti per controllare i contagi»
Mentre si va verso un coprifuoco notturno in Lombardia, il governo attende di vedere cosa succederà tra due settimane dopo l’entrata in vigore del nuovo Dpcm. La speranza è che ci sia un rallentamento nella crescita dei contagi, «ma la verità è che non lo sa nessuno. Tutto dipende dai comportamenti degli italiani». Così Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’università di Padova, commenta a La Stampa le ultime decisioni dell’esecutivo.
«Forse sulle palestre – dice il padre del modello di ‘Vo Euganeo – si poteva essere più duri fin da subito, ma mi pare una questione marginale». Per Crisanti rimane incomprensibile la posizione del Cts: «Forse il governo dovrebbe iniziare a consultare non dico me, ma qualcuno che avesse capito che l’epidemia non finiva l’estate scorsa». Il Comitato tecnico scientifico secondo il virologo non si è mai posto il problema di come tenere bassi i contagi e se a novembre ci fosse un calo sperato: «ci vorrebbe un piano nazionale di sorveglianza e di prevenzione per stabilizzare la situazione e non vivere in altalena i prossimi otto mesi».
Uno dei grandi temi rimane rimane quello del tracciamento: «è la burocrazia del Cts – lamenta Crisanti – ad averci privato degli strumenti adatti a controllare i contagi». Tuttavia, il governo sembra aver agito in tempo per il professore: «Se non avessimo preso queste misure saremmo arrivati alla situazione francese, ora ne immagino una simile a quella inglese».
Sulla chiusura anticipata di bar, locali e ristoranti il governo ha fatto bene a fermare la movida: «Se le nuove misure funzioneranno riusciremo a tenerli aperti anche se con distanze, mascherine, posti limitati e zero assembramenti». Crisanti vede improbabile un nuovo lockdown generalizzato, ma non esclude, nel caso di un aumento dei casi delle chiusure settoriali con pause «per alcune categorie per calmare i contagi oppure chiusure di locali, scuole e movimenti tra regioni».
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