La lettera del medico di base di Milano: «Siamo il primo argine della pandemia, ma soli e senza aiuti: costretti a comprarci le mascherine»
I medici di base tornano a farsi sentire. Nei primi mesi dell’emergenza sono state decine le morti tra i professionisti del settore a causa del Coronavirus ( i nomi sono consultabili nell’elenco stilato dalla Fnomceo). Ora, con l’esplodere del secondo picco di casi di Covid-19, i medici di Famiglia sono costretti a denunciare nuovamente la scarsità di strumenti ricevuti. L’ultimo allarme arriva da Milano: in una lettera al direttore del Corriere della Sera, il dottor Luca Musso ha spiegato le mancanze della fornitura pubblica in Lombardia, che non ha messo in campo sufficienti strumenti «per aiutarli ad arginare il virus».
Nell’analizzare gli aiuti ricevuti, Musso evidenzia le falle dell’organizzazione regionale: nessun presidio dedicato, nessun supporto informativo per comprendere la burocrazia («dagli uffici non rispondono»), nessuna campagna vaccinale ben organizzata. E questo nonostante la Medicina di Base «deve oggi ed ancor più dovrà nel prossimo futuro costituire l’argine clinico-sociale al diffondersi della pandemia di Sars-CoV-2».
Gli schermi protettivi, gli strumenti per sanificare gli studi, le mascherine realmente protettive (FFP2/FFP3), i misuratori di temperatura, i saturimetri e tutto il resto del necessario «non sono stati forniti da parte pubblica, ma acquistati in proprio». Per quanto riguarda i vaccini, Musso spiega che «in Lombardia non si è neanche iniziato»: «i vaccini sono limitati per errori nella programmazione e non c’è nessuna informazione su dove e quando vaccinarsi». Il dottor Musso chiude la sua lettera ricordando come sul campo ci siano ospedalieri, medici di base, infermieri, operatori sanitari «che contiamo tanti morti ed un impegno quotidiano, unicamente perché abbiamo fatto un giuramento, quello di Ippocrate». Ma, conclude «anche agli angeli possono cadere le ali».
Foto di copertina: EPA/Esteban Biba
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