Lo scenario shock per la Lombardia: da 113 a 600 in terapia intensiva a fine mese. Corsa contro il tempo, con i posti già esauriti
I posti letto nei reparti dei terapia intensiva degli ospedali lombardi sono praticamente esauriti. Inevitabile quindi, forse doverosa, la chiusura chiesta e ottenuta dalla Regione al Governo almeno dalle 23 alle 5, per ridurre almeno il moltiplicarsi dei contatti nella famigerata movida. Rispetto al rimpallo sulla zona rossa lombarda dello scorso marzo, la decisione stavolta è stata imposta dalla durezza dei numeri. Secondo una proiezione degli esperti del Cts, come riporta il Corriere della Sera, dai 113 ricoverati in terapia intensiva, la Lombardia si ritroverà a gestire 600 malati gravi di Coronavirus entro la fine di ottobre e altre 4 mila ricoveri negli altri reparti Covid.
È una corsa contro il tempo quella a cui sono chiamati i medici lombardi, perché quei 113 ricoverati in terapia intensiva dell’ultimo bollettino potrebbe essere già cresciuto nel corso delle ultime ore, come confermato a Open da fonti sanitarie. Torna utile, anzi indispensabile, l’ospedale in Fiera per il quale era stato chiamato l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Quella struttura che rischiava di passare per un monumento allo spreco, oggi può evitare di trasferire i pazienti lombardi in altre regioni se non addirittura all’estero, come era accaduto al culmine della pandemia della scorsa primavera, quando si chiedeva soccorso alla Germania per contenere lo tsunami.
Ad oggi resterebbe un solo posto libero in terapia intensiva al San Matteo di Pavia. Con l’ospedale in Fiera i posti disponibili aumenterebbero di 150, più almeno altri 50 per le terapie sub-intensive. Una boccata d’ossigeno che potrebbe non bastare, considerando la proiezione del Cts che fissa a quote ben più alte l’ondata alla quale la Lombardia si dovrà preparare. Cifre che rischiano di imporre restrizioni ben più severe dell’ultima stretta, con la Regione che si prepara alla chiusura delle attività commerciali non essenziali nel fine settimana. Torna con prepotenza il mantra dello stare a casa, come da giorni ripete inascoltato il coordinatore dell’unità di crisi lombarda per le rianimazioni, Antonio Pesenti: «In Germania, Angela Merkel è andata in tv e ha chiesto a tutti di stare a casa. Solo che qui – dice al Corriere – se lo dico io non mi crede nessuno».
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