Le idee confuse della ministra Azzolina sui test rapidi. L’immunologa Viola: «Quegli esami non servono per quel che dice lei» – Il Video
I test per gestire la pandemia da Coronavirus mandano ancora in confusione. Non gli esperti della medicina, che ne conoscono il senso e il funzionamento. Ma per i cittadini, alle prese con il sistema di contact tracing, la differenza tra i vari metodi non è sempre chiara. E, a quanto pare, non lo è nemmeno per la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. «In questo momento servono i test antigenici rapidi e i test nelle farmacie, come ha fatto la Regione Emilia Romagna, per tracciare i positivi», ha detto la ministra in onda su Otto e Mezzo, la trasmissione su La7. Stefano Bonaccini, però (presidente della Regione), ha messo a disposizione i test sierologici, ben diversi da quelli rapidi. A farlo notare ad Azzolina è l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola, anche lei ospite da Lili Gruber: «Quel tipo di test non serve a fare quello che dice lei».
Viola ha spiegato che, al contrario degli antigenici, i sierologici non servono a fare le diagnosi. «I test rapidi (tramite tampone) vanno assolutamente portati nelle scuole per fare il monitoraggio, ma i sierologici (che si effettuano su un campione di sangue) non ci aiutano in questo». Il test sierologico, spiega l’immunologa, serve a capire quant’è la prevalenza dell’infezione nella popolazione. «Non a capire a livello individuale a capire se c’è il Covid o no».
«Se una persona risulta positiva al sierologico non vuol dire che è contagiosa in quel momento (che è l’informazione fondamentale per controllare il contagio nelle scuole, ndr)», dice l’immunologa. «Noi vogliamo identificare le persone quando sono contagiose: per fare questo ci vogliono gli antigenici rapidi. Magari testando più bambini insieme, come fanno in Veneto».
Immagine di copertina: La ministra dell’Istruzione Lucia Azolina e l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola
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