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Premi ai dirigenti lombardi per convertire i reparti? Gallera risponde a Boeri: «Abbiamo evitato il blocco degli ospedali»

21 Ottobre 2020 - 10:02 Giada Ferraglioni
Accusato di aver incentivato i dirigenti ospedalieri a riconvertire i reparti da Covid a non-Covid, l’assessore al welfare lombardo rimane sulle sue posizioni: «Stiamo gestendo l’emergenza»

Giulio Gallera ha rivendicato la scelta di aver dato come obiettivo ai direttori degli ospedali lombardi il recupero delle prestazioni pre-Covid. In un’intervista di Alessandra Corica a la Repubblica, l’assessore al Welfare della Lombardia ha spiegato di «non aver smantellato nulla: quei posti in poche ore possono tornare da “non Covid” a “Covid”». Lo stesso quotidiano aveva ospitato l’intervento degli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti, che avevano individuato proprio in quel bonus il motivo del rapido sovraccarico delle strutture ospedaliere nella Regione. «Cosa avrei dovuto dire agli ospedali, non riaprite le sale operatorie?», dice Gallera. La Lombardia, d’altronde, non è l’unica ad aver chiesto la riconversione.

Ma – scrivevano Boeri e Perotti – l’incentivo in denaro legato al recupero della produzione antecedente al Covid ha spinto i dirigenti a muoversi più velocemente (e con meno strategia, ndr). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’affanno quasi immediato dei reparti e il ritorno di problemi già visti. «Non ci sono problemi in Lombardia», rivendica l’assessore. «Qui la situazione è meno critica che in altre regioni. I numeri assoluti qui sono più alti perché la nostra Regione ha più abitanti. Ci sono almeno dieci Regioni in una situazione peggiore rispetto a noi, che stiamo gestendo l’emergenza». Gestire l’emergenza, per Gallera, significa anche riuscire a non bloccare l’ordinario. Un circolo – si vedrà se virtuoso o vizioso – che intreccia strategie, problemi e conseguenze. «Si stanno riconvertendo alcune attività ordinarie, ma non siamo al blocco totale come la scorsa primavera», dice.

«Questa settimana riapriremo anche i reparti della Fiera di Milano e di Bergamo, dove ci sono altri 300 posti». Lo scenario strategico sembra però lo stesso della prima ondata. Emergenziale, costruito giorno dopo giorno. Perché non ci sono, a oggi, il doppio dei posti in terapia intensiva? «Noi abbiamo approvato un piano per farlo», spiega Gallera. «Il governo ci ha dato 250 milioni per arrivare a un totale di oltre 1.400 posti e noi lo abbiamo inviato al ministero, che ci ha dato l’ok a fine luglio. Ora siamo in attesa del commissario Domenico Arcuri: i ritardi non sono nostri».

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