L’allarme di Galli: «Se non ci riorganizziamo, inevitabile chiudere le Regioni. Arriva la battaglia di Milano»
Superata la soglia dei 15 mila contagi. L’epidemia di Coronavirus, in Italia, corre e ormai tutto il vantaggio guadagnato con il lockdown duro della scorsa primavera pare esauritosi: il Paese, alla stregua degli altri grandi Stati europei, sta vivendo una seconda ondata che, per numeri assoluti dei contagi, è addirittura più impattante. Massimo Galli, in un’intervista a Il Messaggero, lancia un segnale d’allarme e parla di un coprifuoco esteso a tutto il Paese: «Non ci saranno alternative. Dovremo arrivare al coprifuoco in tutta Italia. Mi rendo conto che si tratta di una situazione che anticipa la possibilità di un lockdown. Però qualcosa bisogna fare». Anche perché, come il professore ha detto ad Agorà su Rai3, «stiamo per avere la battaglia di Milano che a marzo fu evitata, e il timore che l’infezione dilaghi è reale». Negli ospedali «stiamo già riconvertendo tutto quello che possiamo riconvertire. Qualcosa poteva esser fatta diversamente, ma non venite a dirlo al personale sanitario».
Si potrebbe immaginare un reset di due settimane, ipotizza Mauro Evangelisti de Il Messaggero al primario del Sacco: «Non escludo che tra quindici giorni possiamo essere a questo – dice Galli – ma lo sta dicendo lei, non io. Noi come infettivologi abbiamo chiesto di fare presto, sono sconcertato nel vedere che qualcuno sembra che stia frenando anche in Lombardia». La chiusura dei confini regionali è ancora un’ipotesi che si può scongiurare, dice Galli, ma solo se si lavora per fare rete nel tracciare i contagi: «Tentare di coinvolgere in questo genere di attività le aziende, gli uffici pubblici, le scuole».
L’esortazione di Galli è di: «Non accontentarci di una situazione che ha già mostrato la corda con migliaia di persone in fila per i tamponi. Altrimenti, se non riusciamo a organizzarci, si va per forza per scorciatoie. E la scorciatoia più semplice è sempre il lockdown». Una strada che ci tiene a chiarire: «Sto paventando, non caldeggiando. Ma quando non riesci a fare altro, allora chiudi».
Le due soluzioni per evitare il lockdown
Sono due le vie da percorrere se sin da ora si vuole evitare il famigerato lockdown, limitando i focolai: «Uno – dice Galli – riducendo le occasioni di infezione, limitando così le possibilità di contagio. Secondo modo: dobbiamo ricorrere all’allargamento a rete dell’accertamento il più precoce possibile delle nuove infezioni».
Leggi anche:
- Zangrillo provoca Galli: «Mi denunci». La risposta del primario del Sacco: «Non posso, non c’è reato di negazionismo. Per fortuna»
- Coronavirus, Galli: «A Milano casi gravi come a marzo. Siamo vicini a una situazione disperata»
- Galli: «Chiudere le città è un esperimento: non c’è tempo. Il lockdown generale non è da escludere, da subito»
- Si affaccia l’ombra della zona rossa per le grandi città: lo spettro del lockdown nazionale oltre i 2.300 ricoveri nelle terapie intensive
- Coronavirus, i numeri in chiaro. Il virologo Maga: «Se il trend rimane esponenziale, tra una settimana raddoppierà la percentuale di positivi»
- Sala: «Ora per me il consenso conta zero. Ho a cuore solo il bene di Milano e farò ciò che devo» – Il video
- Il governo comincia ad ascoltare Crisanti? Arcuri punta a 200 mila tamponi al giorno. La promessa: «Test rapidi dai medici di base»
- Galli: «Se non fermiamo l’aumento dei contagi saranno guai: i sacrifici oggi evitano i blocchi domani»