Zero emissioni entro il 2050. Cosa dice il primo accordo firmato dai ministri dell’ambiente europei
Il Consiglio dei ministri dell’Ambiente Ue è arrivato a un accordo su uno dei fondamentali obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030: emissioni zero entro il 2050 per poter salvare il pianeta dagli effetti di una crisi climatica sempre più evidente. Tra i Paesi meno partecipi al piano la Bulgaria, astenutasi dalla votazione, mentre Svezia, Lussemburgo, Danimarca, Spagna e Austria hanno spinto i presenti verso decisioni ancora più significative, proponendo un obbligo di emissioni zero non solo per l’Unione europea ma per ogni singolo Paese. Una responsabilità non solo comune quindi ma anche individuale, che a dicembre dovrà trovare una nuova conferma.
Oltre l’obiettivo di neutralità climatica posto per il 2050, l’altra sfida temporale sul tavolo è quella riguardante il 2030. Il prossimo decennio sarà il campo di prova verso un cammino di soluzioni, scenario in cui Green Deal e finanziamenti europei saranno al centro dell’azione comune. Uno dei target inizialmente proposto dalla Commissione europea per il 2030 è quello di ridurre del 40% la Co2 emessa nell’atmosfera. A dicembre, in nuovo vertice, si deciderà se aumentare questa quota al 55%.
L’Italia dal canto suo ha sostenuto l’accordo trovato nella riunione di oggi e sarà uno dei Paesi che promuoveranno l’aumento della riduzione di Co2 al 55%. «Oggi abbiamo raggiunto l’accordo nel Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Ue sull’orientamento generale parziale del raggiungimento dell’obiettivo del 55% di riduzione della CO2 entro il 2030», ha spiegato il Sottosegretario all’Ambiente Robert Morassut. «Questa determinazione aiuta enormemente la decisione finale che spetterà al Consiglio europeo entro fine anno» ha continuato il sottosegretario, sottolineando come il Paese perseguirà «con i fatti» l’obiettivo di neutralità climatica.
Le decisioni sull’agricoltura allarmano gli ambientalisti
Intanto tra le decisioni che il Consiglio dei ministri dell’Ambiente Ue sta ancora discutendo, c’è quella relativa alla PAC, Politica Agricola Comune post 2020. Dopo oltre due anni di negoziati gli Stati membri europei hanno raggiunto un accordo generale che ora Commissione e Parlamento europeo dovranno ulteriormente negoziare.
Tra i punti principali anche la normativa di gestione che obbligherà ogni Stato Membro a presentare un Piano strategico nazionale per la definizione e attuazione di tutti gli interventi e finanziamenti. In attesa di nuovi risvolti gli ambientalisti, con l’attivista Greta Thunberg in prima linea, non vedono affatto di buon occhio le nuove decisioni sull’agricoltura. «I finanziamenti all’agricoltura sono un disastro per le piccole aziende agricole, la natura e il clima, ditelo anche voi ai deputati» si legge sul blog ufficiale di Greenpeace.
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