Il 22esimo Dpcm di Conte slitta per il «no» delle Regioni alla bozza di decreto: «Vogliamo la Dad per le superiori e i ristoranti aperti fino alle 23»
Estendere la didattica a distanza fino al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università. Ma anche posticipare la chiusura dei ristoranti a dopo le 23. Sono queste due delle richieste principali delle regioni su cui sta andando avanti il braccio di ferro con il governo. Due questioni calde che hanno fatto saltare la conferenza stampa del premier Conte – prevista per le 20.20 – e slittare l’apposizione della firma sul nuovo Dpcm, intorno al quale sono esplose tensioni dopo la divulgazione della bozza nel pomeriggio. Le regioni si sono infatti messe di traverso e hanno imposto all’esecutivo una serie di condizioni che pretendono siano incluse nel nuovo decreto che inasprisce le restrizioni contro il Coronavirus.
In una lettera indirizzata all’esecutivo, il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini elenca una serie di richieste sulle quali i governatori non sembrano voler cedere. Oltre alla possibilità di avere totale autonomia di decisione sulla didattica a distanza per le scuole secondarie e le università, già menzionata in apertura di questo articolo, le regioni hanno stilato e raccolto questi punti:
– Al fine di rendere sostenibile il lavoro delle ASL/Regioni in tempo di emergenza riducendo il carico di lavoro dovuto alle difficoltà nel contact tracing si dovrebbe destinare i tamponi (molecolari o antigenici) solo ai sintomatici e ai contatti stretti (familiari e conviventi) su valutazione dei Dipartimenti di prevenzione e si dovrebbe riservare la telefonata giornaliera per i soggetti in isolamento o quarantena a specifici casi su valutazione dell’operatore di sanità pubblica.
– Prevedere l’orario di chiusura per i ristoranti alle ore 23.00, con il solo servizio al tavolo; per i bar prevedere la chiusura alle ore 20.00 ad eccezione degli esercizi che possono garantire il servizio al tavolo. Eliminare l’obbligo di chiusura domenicale.
– Eliminare il riferimento “impianti nei comprensori sciistici”.
– Prevedere nel fine settimana la chiusura dei centri commerciali, con eccezione di alimentari e farmacie.
Tensioni anche nella maggioranza. I titolari dello Sport e della Cultura avrebbero discusso animatamente per un pari trattamento rispetto alle chiusure di palestre, piscine da una parte, cinema, musei e teatri dall’altra. Spadafora avrebbe usato come argomentazione il tema delle spese sostenute dagli imprenditori del settore per adeguarsi alle misure anti-Covid, oltre all’assenza di focolai nelle strutture sportive. Da qui il duro scontro con Franceschini, risoltosi poi in tarda serata, dopo la mezzanotte, alla fine della riunione tra Conte e i capi delegazione: confermata la chiusura di palestre e piscine, allo stesso modo di quella relativa a teatri e cinema.
Leggi anche:
- Alle 16 vertice cruciale tra Regioni e governo. Dopo il caos delle ordinanze si va verso un’unificazione delle misure?
- Brusca accelerazione: già stasera Conte annuncia nuove misure. In corso incontro con maggioranza e opposizione
- Stop a piscine, palestre e sale giochi. Bar e ristoranti chiudono la domenica: durante la settimana alle 18 – La bozza del Dpcm
- Dal numero di ospiti in casa alla chiusura di bar e ristoranti. Ecco cosa prevede il nuovo Dpcm firmato da Conte
- Documento – Ecco il testo definitivo del nuovo Dpcm del 24 ottobre per l’emergenza Coronavirus
- Scontro governo-regioni dopo la divulgazione della bozza del Dpcm. Ecco la lettera con le richieste dei governatori
- Stop a piscine, palestre e sale giochi. Bar e ristoranti chiudono la domenica: durante la settimana alle 18 – La bozza del Dpcm
- Brusca accelerazione: già stasera Conte annuncia nuove misure. In corso incontro con maggioranza e opposizione
- Anticipo della chiusura dei locali, stop a palestre e piscine: ecco le misure sul tavolo del governo
- L’ipotesi di un nuovo Dpcm più duro: verso la zona arancione nazionale, chiusura delle Regioni, coprifuoco dalle 18
- Fino a 25mila per i ristoranti. Mille euro per gli stagionali del turismo. Cosa prevede il decreto Ristori