I dubbi degli esperti sul nuovo Dpcm, Andreoni: «Non bloccherà l’epidemia», Crisanti: «Misure a effetto temporaneo»
Quello che va profilandosi, a causa della pandemia da Coronavirus, è uno scenario che poco lascia all’immaginazione. Medici, virologi e scienziati in genere nelle ultime ore hanno espresso scetticismo rispetto alle misure messe in campo dal governo per contenere l’impennata esponenziale dei contagi degli ultimi giorni. Provvedimenti che secondo molti rischiano di non bastare, di non essere risolutivi davanti a una situazione «gravissima e assolutamente critica», come la definisce il segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri (Anaao-Assomed), Carlo Palermo.
«Pronto soccorso e reparti sono ormai intasati e il 118 subissato di chiamate – racconta – con questo ritmo di contagi entro la seconda settimana di novembre si satureranno le terapie intensive, mentre sono già in grande sofferenza i posti nei reparti Covid ordinari e nelle sub-intensive». Il nuovo Dpcm in vigore dalla mezzanotte è «un punto di equilibrio tra esigenze economiche e sanitarie – dice Palermo – ma potrebbe non bastare».
La partita si gioca in questi giorni: «è quasi un lockdown nei fatti ma se non dovessero esserci risultati concreti in termini di riduzione dei contagi, sarà allora inevitabile un lockdown totale». Infatti è «evidente che la pressione sugli ospedali sta diventando insostenibile, dal momento che – evidenzia – è praticamente saltata la possibilità di contenimento dell’epidemia attraverso i servizi territoriali». Questo perché, spiega Palermo, «i tamponi non bastano, l’assistenza domiciliare è pressoché assente con le unità di medici Usca per le cure a casa che presentano problemi di organici, e con il sistema di tracciamento ormai impossibile dato l’altissimo numero di contagi».
Crisanti: «Misure a effetto temporaneo»
Ad avallare la versione dei medici è il virologo Andrea Crisanti, anche lui scettico sulle nuove misure messe in campo dal Governo. Secondo il professore, infatti, «sono a effetto temporaneo e non risolutive». L’ordinario di microbiologia all’Università di Padova ha poi spiegato che «finché non si elaborerà un piano per consolidare i risultati eventualmente derivanti da misure più restrittive, continueremo inevitabilmente in questa spirale di contagi».
Secondo Crisanti bisognerebbe dunque «mettere in campo un piano di sorveglianza che, una volta che saremo riusciti ad abbassare i contagi attraverso misure più restrittive come tutti speriamo, riesca a mantenerli bassi e sotto controllo». Ci sono, ha sottolineato, «vari esempi di Paesi virtuosi che sono riusciti in questo obiettivo, da Taiwan alla Corea. Oltre alle misure illustrate dal premier, bisognerebbe cioè adottare una strategia che finora in Italia non è stata mai messa in campo». Si tratta di attuare un «vero piano di sorveglianza che preveda tracciamenti mirati per interrompere le catene di trasmissione, strumenti informatici efficaci e rafforzamento della capacità di diagnosi».
Andreoni: «Misure che potranno rallentare l’epidemia ma non bloccarla»
Giudizio netto e anche drammatico quello Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) e ordinario di Malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata. Il professore ha spiegato all’Ansa che gli ultimi numeri relativi ai contagi da Coronavirus «evidenziano che ormai l’epidemia è fuori controllo e sono particolarmente preoccupanti sia i dati sui nuovi casi sia quelli relativi ai nuovi ricoveri nei reparti ordinari e nelle terapie intensive».
Per Andreoni le misure del nuovo Dpcm, ha detto, «potranno eventualmente rallentare l’epidemia ma non bloccarla». Dunque, «bisognerà valutare l’effettivo risultato che tali misure porteranno, perché se i numeri continueranno a salire diventa sempre più concreto il rischio di criticità insostenibili per gli ospedali».
Anelli: «Ultimo tentativo del governo prima del lockdown»
«Le misure del Dpcm illustrate dal premier Conte rappresentano l’ultimo tentativo del governo prima di un inevitabile lockdown totale, se non dovessero funzionare». Queste le parole del presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. Quella del governo, rileva, «è una grande scommessa per mantenere insieme produzione e tutela della salute, ma se nel giro di 15 giorni gli indicatori peggioreranno, credo sia responsabilità del governo adottare misure ancora più drastiche con un lockdown totale».
In altre parole, ha spiegato Anelli, le misure adottate «potrebbero non bastare e potremmo dunque trovarci davanti alla necessità di un lockdown generale. Ciò se la curva dei contagi non si abbassa in modo tale da consentire al Servizio sanitario nazionale di poter affrontare questa seconda ondata epidemica di Covid-19 con un certo margine di tranquillità». I provvedimenti adottati, spiega, «limitano parecchio le libere attività dei cittadini ed il tempo libero ma il fronte lavoro è stato preservato. Tuttavia gli indicatori dell’epidemia sono al momento sfavorevoli e ciò lascia temere che tali misure potrebbero rivelarsi insufficienti».
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