«Milano e Napoli si preparino a misure più dure. Dpcm efficace solo con rispetto delle regole». Parla Brusaferro, l’esperto che ha convinto Conte a firmare
Un incontro a tre quello avrebbe convinto venerdì sera il premier Giuseppe Conte sui criteri da porre alla base dell’azione anti Covid del governo mediante il nuovo Dpcm. Insieme a lui e al ministro della Salute Roberto Speranza, anche il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro che oggi sul Corriere racconta come e perché le restrizioni previste dal decreto siano una valida soluzione per la diminuzione dei casi positivi. «I contagi nei prossimi giorni continueranno a crescere» ha cominciato con l’avvertire Silvio Brusaferro, sottolineando come sia essenziale l’applicazione rigida delle regole decise dal governo al fine di avere risultati efficaci tra due settimane. Una tempistica ormai più o meno nota che però, secondo lo scienziato, sarà effettivamente possibile solo in base «a quanto le indicazioni verranno seguite».
La sanità che insegue il virus
Un monitoraggio costante dei contagi dunque in proporzione al rispetto delle regole, ma anche alla capacità assistenziale di cui si dovrà essere in grado. Se su questo Brusaferro sembra poter far riferimento alla serie di «incrementi delle strutture sanitarie e ospedaliere dedicate al Covid-19 in tutto il Paese», dall’altra il presidente dell’Iss non riesce ad escludere eventuali complicazioni che potranno verificarsi.
«Di fronte a un aumento significativo e repentino dei casi, però, possono emergere difficoltà: è necessario rispondere di volta in volta ampliando o restringendo l’offerta clinico assistenziale degli ospedali e di tutte le strutture sanitarie». Uno “yo-yo” di interventi a seconda dei repentini cambiamenti della curva epidemica dunque, che nelle parole di Brusaferro sembra oggi fare eco alle ultime polemiche riguardo al tema dell’inseguimento piuttosto che dell’azione preventiva al virus.
«Milano e Napoli si preparino»
Sulla base di una filosofia dichiarata, e cioè quella di «togliere le tentazioni agli italiani» per indurli a stare a casa, Brusaferro non esclude che alle misure varate attualmente ci sia, in futuro, bisogno di ulteriori decisioni. Il discorso è soprattutto in riferimento alle due città più a rischio secondo i numeri. Milano e Napoli dovranno essere pronte secondo lo scienziato a «provvedimenti locali mirati e anche più restrittivi».
Il vaccino entro l’anno non risolverà
L’unica sola ipotesi da scongiurare al momento è quella di una chiusura totale: «Il lockdown generale rimane l’ultima arma disponibile che tutti auspichiamo non sia necessario adottare» continua Brusaferro, che si riserva anche per questa ulteriore eventualità di far riferimento alla serie di parametri attualmente sotto studio «e in corso da maggio».
Una prospettiva futura sicuramente preoccupante che però, anche secondo la previsione del presidente dell’Iss, sembrerebbe poter intravedere l’arrivo delle prime dosi di vaccino entro la fine di quest’anno. «È verosimile aspettarsi, senza intoppi, le prime autorizzazioni entro l’anno» conferma Brusaferro. Ma poi specifica: «Per una disponibilità su larga scala, in grado di influire sull’andamento dell’epidemia, saranno necessari più mesi».
Leggi anche:
- Cosa prevede lo “Scenario 4”: il piano dell’Iss con misure di contenimento «molto aggressive»
- L’Istituto superiore di sanità rivela che l’indice di contagiosità è oltre l’1,7. Ora il lockdown è molto più vicino
- Coronavirus, l’Iss: «Situazione in rapido peggioramento. Piemonte e Lombardia con Rt superiore a 2» – Il monitoraggio
- Coronavirus. Secondo Palù il 95% dei positivi è asintomatico, ma i dati dell’ISS dicono altro
- Locatelli (Cts) rassicura sulle terapie intensive: «Lontani dai picchi di aprile. Evitiamo il lockdown»
- Coronavirus, l’Iss: – «La situazione è grave: l’indice Rt è a 1,5, la soglia critica dei servizi sanitari è vicina: servono nuove restrizioni» – Il monitoraggio
- Mancata zona Rossa di Alzano, indagato l’ex direttore della sanità lombarda Cajazzo. Le fiamme gialle anche da Brusaferro
- Terapie intensive, personale sanitario e capienza degli ospedali: ecco le regioni che rischiano di più